Vespa: “Non faccio informazione, faccio spettacolo”. In soldo veritas

di Lucio Fero
Pubblicato il 25 Maggio 2017 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA

ansa – renzi e vespa – Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi stringe la mano a Bruno Vespa durante la trasmissione di Rai Uno “Porta a Porta”, Roma 13 marzo 2014 ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA – Vespa ha spedito nero su bianco una lettera al vertice Rai il cui senso e succo è: tenetemi e consideratemi fuori da questa storia dei 240 mila euro annui come compenso massimo. Perché, argomenta, suggerisce e documenta Bruno Vespa a proposito di se stesso e soprattutto del suo programma Porta a Porta, non si tratta di attività giornalistica in senso stretto e proprio. Si tratta, rivendica e attesta Bruno Vespa a proposito di se stesso e di Porta a Porta, di show, spettacolo. E quindi ricade sotto l’ambito, retributivo soprattutto, riservato e da riservare agli artisti e non giornalisti.

Perfetto, impeccabile, non fa una piega. E sbagliano quelli che storcono il naso o addirittura chissà perché invocano la chiusura di Porta a Porta (due deputati M5S). Bruno Vespa difende la sua retribuzione, quel che incassa dalla Rai e che la Rai gli paga per le sue serate e il suo format televisivo. Ben più di 240 mila euro annui. Ma è nel diritto di Vespa di difendere la sua retribuzione e non c’è scandalo che lo faccia.

A dirla tutta non si vede perché i conduttori di altri show di intrattenimento e spettacolo si avviino ad avere dalla Rai conferma o quasi di compensi milionari o quasi e Vespa no. Fanno lo stesso lavoro di intrattenimento e spettacolo, perché uno deve essere pagato un quarto dell’altro o dell’altra?

Inoltre Vespa ha fatto finalmente chiarezza (qualche maligno direbbe outing): il giornalismo è altra cosa da Porta a Porta. O meglio, più che il giornalismo che è cosa incerta e discussa, l’informazione non è la missione e l’anima, la sostanza e la forma di Porta a Porta. Lo dice Vespa, non i suoi detrattori. Vespa dice che il suo lavoro appartiene alla nobile categoria dello spettacolo (nessuna diminutio rispetto all’informazione, anche Shakespeare è spettacolo), altra e diversa cosa. Quindi…

Se proprio si vuole essere pignoli, si può ricordare con chiarezza e nettezza come qualcuno glielo avesse detto qualche anno fa che il suo era spettacolo e non informazione (qualcuno sommessamente lo disse) Vespa si sarebbe offeso, infuriato e indignato. Ma, come dicevano i latini, in soldo veritas, o qualcosa del genere.