Sul fiume Brenta, spazio agli sport estremi

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 08:21| Aggiornato il 21 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Adrenalina allo stato puro in canoa, rafting e l’hydrospeed, l’ultima moda per chi “cavalca” le correnti tumultuose di fiumi e torrenti. In Italia uno degli scenari naturali degli sport estremi in acqua è il Brenta, dove nel tratto vicentino della Valsugana i ragazzi crescono a pane e pagaie.

Una passione che ha visto maturare campioni della canoa fluviale, in primis Pierpaolo Ferrazzi, residente a Valstagna, campione olimpico a Barcellona 1992 e bronzo a Sidney 2000. A far provare queste emozioni è l’associazione “Onda Selvaggia – Centro Sport Fluviali” con sede a San Nazario, che dalla primavera all’autunno organizza soggiorni e corsi, in cui vengono insegnati i segreti per dominare ripide e gorghi. I partecipanti arrivano da tutto il Paese, mentre la presenza degli stranieri, in particolare olandesi, americani e tedeschi, si aggira sul 12-15%.

“Il termine sport estremo è un po’ antiquato – ammette Sonia Scaioli, tra le fondatrici del centro e maestra di canoa fluviale – in quanto l’attuale normativa in vigore limita i rischi: per scendere sul Brenta noi facciamo indossare muta, giubbetto, salvagente e caschetto. La temperatura dell’acqua, anche d’estate, non supera i 10 gradi e senza una protezione termica adeguata potrebbero esserci problemi dopo pochi minuti in acqua. Non si tratta comunque di sport pericolosi, che noi consigliamo a quanti hanno da 8 e 88 anni”. Molto richiesta, anche tra i profani, è l’hydrospeed, che consente di scendere sul fiume, completamente immersi sull’acqua, a bordo di una specie di bob da neve studiato per la discesa fluviale, utilizzando le pinne come motore. “L’hydrospeed e il rafting – aggiunge la Scaioli – sono le più richieste dal pubblico in quanto consentono di affrontare le ripide senza particolari conoscenze. Nella canoa bisogna invece imparare a pagaiare”.