Turismo: Grande Guerra, il Piave e il circuito dei forti

Pubblicato il 30 Settembre 2010 - 01:30 OLTRE 6 MESI FA

Il ’15-18 in Veneto non fu sono guerra di montagna, di assalti su cime innevate. Da Venezia decollavano gli aerei verso il Piave e da Tessera, dove oggi sorge l’aeroporto ‘Marco Polo’, venivano alzati i palloni frenanti per protegge la citta’ dalle incursioni austroungariche ma anche per ”spiare” dall’alto il nemico.

Sulla foce del Piave, invece, con la Battagli d’Arresto combattevano i fanti in trincee melmose o nei piccoli abitati dei centri rurali a difesa del Veneto gia’ in parte invaso dal nemico dopo la disfatta di Caporetto nel novembre del 1917. Sul tratto veneziano del Piave, pero’, si combatte soprattutto, nel giugno del 1918, la battaglia del solstizio con gli austroungarici del feldmaresciallo Boroevic (il Leone dell’Isonzo) che tentarono di sfondare, inutilmente, la linea verso Venezia.

Di tutto cio’ oggi resta tangibile solo la testimonianza del Museo della Bonifica di San Dona’ di Piave; un’alternativa per rivivere la storia bellica di Venezia nel primo conflitto mondiale e’ visitare la sua cintura di 12 forti. Nati in epoca austriaca e poi ampliati sotto il Regno d’Italia sono esempio di architettura militare sviluppata nel tempo e seppur usati, durante la battaglia del Piave, solo come depositi e rifugi mantengono intatto il fascino della Grande Guerra. La piu’ antica costruzione e’ Forte Marghera, opera austriaca di inizio ‘800, con la parte posteriore, quella delle casermette, che si affaccia sulla laguna di Venezia. I bastioni, invece, guardano su Mestre per difendere il centro storico. Articolato su 48 ettari, all’interno ha un piccolo ma interessante museo con reperti bellici dalla Serenissima alla seconda guerra mondiale. Seguono, allargandosi a raggiera sulla terraferma veneziana, i gemelli Tron, Gazzera e Carpenedo di fine ‘800 opera del Regno d’Italia.

Tutti e tre, intatti, sono caratterizzati dalle postazioni per artiglieria in ”barbetta” (all’aperto), depositi e ricoveri per uomini e materiali e le difese alle loro spalle con le caratteristiche ”caponiere di gola” ad uso dei fucilieri. Di concezione piu’ moderna con cannoni in cupola, proprio in vista di un conflitto con l’Austria, quelli di inizio ‘900: Forte Poerio, Sirtori, Mezzacapo, Cosenz, Rossarol e Pepe con le polveriere Manin e Bazzera. Si tratta in costruzioni di cemento armato, blindate pronte a resistere ai colpi delle piu’ moderne artiglierie dell’epoca ma anche a rispondere al fuoco con cannoni 149/A Armstrong dalla gittata di chilometri. Di queste opere solo forte Pepe, il dato non e’ certo, avrebbe sparato alcune salve proprio durante la Battaglia del solstizio in direzione degli austroungarici che tentavano l’avanzata.