YOUTUBE Belgio, come è facile entrare in sito nucleare

di Ermete Trismegisto
Pubblicato il 31 Marzo 2016 - 11:13 OLTRE 6 MESI FA
Belgio, come è facile entrare in sito nucleare

Belgio, come è facile entrare in sito nucleare

BRUXELLES – Se non fosse una cosa tremendamente seria sulla polizia e sui servizi di sicurezza del Belgio fioccherebbero le barzellette. Sta di fatto che violare siti che dovrebbero essere super protetti da quelle parti sembra essere facile in modo particolarmente allarmante. Così, nei giorni successivi al doppio attentato alla metro e all’aeroporto di Bruxelles, grazie al web e a YouTube è tornato di attualità un filmato realizzato alcuni anni fa, nel 2010. 

Nel video in questione si vede un gruppo di ragazzi armato di striscioni e cesoie, scavalcare una rete, raggiungere un bunker, e attaccare un adesivo. Circa un’ora dopo, una interminabile ora, arriva una camionetta dell’esercito a prelevare i ragazzi. Il problema del filmato è questo: il sito dove i ragazzi hanno realizzato il blitz si chiama Kleine Brogel, è a un’ora di macchina da Bruxelles ed è una base aerea che ospita 20 ordigni nucleari. D’accordo, adesso le misure di sicurezza saranno aumentate. Ma provate a immaginare degli attentatori con un’ora di tempo per armeggiare con 20 testate nucleari. Così Anna Maria Greco sul Giornale:

Ad occuparsi dell’incredibile video, datato aprile 2010, è l’autorevole rivista statunitense Foreign Policy, dedicata alle relazioni internazionali. Nel servizio firmato da Jeffrey Lewis, uno dei più importanti esperti di armi atomiche al mondo, scopriamo che quelle non sono bombe «sporche», difficili da maneggiare per eventuali terroristi perché irradiate, ma altre già pronte e meno pericolose per estranei che gli Stati Uniti hanno affidato ai paesi europei, ai tempi della Guerra fredda. Relitti, in tutto 180 nei vari stati, che potrebbero far gola agli estremisti del Jihad, soprattutto perché è evidente quanto siano ridicole le misure di sicurezza. Standard «terribili», li definisce Lewis.

Infatti, qualche mese dopo la prima violazione gli stessi manifestanti hanno ripetuto l’impresa. Gli agenti della sicurezza del sito stavolta neppure si sono fatti vedere, un cane da guardia tantomeno (visto che il costo per l’addestratore era stato ritenuto eccessivo) e la base in seguito ha fatto sapere che «le armi non erano nel silo dove gli attivisti si erano infiltrati, ma nell’altro». Come se cambiasse il succo. Niente fermi, arresti o allarmi, come per altre incursioni in diverse basi europee.