Giuseppe Giangrande, la figlia Martina: “Non perdonerò mai”. Lui prova a parlare

Pubblicato il 29 Aprile 2013 - 18:18| Aggiornato il 24 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lei è provata, stanca. La voce rotta dal pianto. Gli occhi cerchiati dalle lacrime. Lui è intubato, sedato. Prova a parlare ma non ci riesce. Ha provato a dire qualcosa alla figlia, poche parole per rassicurarla, niente di più. Il giorno dopo gli spari a Palazzo Chigi il carabiniere Giuseppe Giangrande, colpito con un colpo di pistola al collo, è ancora in terapia intensiva e i medici fanno sapere che rischia la paralisi, perchè lo sparo lo ha raggiunto all’altezza della colonna vertebrale, compromettendo la parte midollare. Nella giornata di lunedì lo ha raggiunto la figlia Martina, 23 anni. “Sono fiera ed orgogliosa di mio padre”, dice.

Le parole della figlia Martina. “Ho lasciato il lavoro per seguire mio padre. La stessa cosa ho fatto per mia madre, che è morta tre mesi fa. Mi sembrava e mi sembra doveroso – spiega – I nostri progetti di vita sono cambiati: prima la nostra famiglia era un esercito compatto, ora siamo un mezzo esercito e pure sgangherato”. E sull’uomo che ha sparato, Luigi Preiti, aggiunge con grande maturità: “Non so se riuscirò mai a perdonarlo. Non lo so, non ci voglio pensare, non mi interessa”.

Giuseppe però è lucido quando le dosi massicce di farmaci glielo consentono. “Ha trascorso la notte tranquillamente, ha riconosciuto la figlia Martina, l’ha vista. Ha mosso le palpebre”, racconta il fratello Pietro. “Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurare la figlia come a dire vai a casa nulla è accaduto”, aggiunge. “L’arma dei Carabinieri ci sta dando un grande sostegno. E Martina sta con tutti noi, con gli zii e i cugini, persone che la circondano e che le vogliono bene. Non viene lasciata mai sola, io sono il suo padrino e le starò vicino”, aggiunge l’altro fratello di Giuseppe, Ciro.

Ma la situazione resta critica. Il giorno dopo l’assurda sparatoria, il brigadiere Giuseppe resta infatti sospeso nel limbo della rianimazione. Giangrande lotta per la vita e ancora non è chiaro se resterà paralizzato alle gambe a causa della lesione al midollo subita a causa del proiettile che gli ha attraversato il collo. Si tratta di un danno midollare importante alla colonna cervicale. È andata molto meglio al suo collega, il 30enne Francesco Negri, che se l’è cavata con una tibia fratturata da uno dei proiettili sparati dal disoccupato Luigi Preiti.