La morte non è nera: è un’onda azzurra fluorescente che ci trapassa (video)

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 24 Luglio 2013 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA
La morte non è nera: è un'onda azzurra fluorescente che ci trapassa (video)

La morte non è nera: è un’onda azzurra fluorescente che ci trapassa

ROMA – Nera come la morte. Anzi, azzurra. Un gruppo di ricercatori inglesi cambia le carte in tavola, o meglio i colori. David Gems e il suo team dell‘University College London hanno fotografato “l’onda della morte“: una luce fluorescente azzurra che si propaga di cellula in cellula fino al trapasso dell’organismo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLos Biology.

Gems ha spiegato: “Abbiamo identificato una reazione chimica di autodistruzione che propaga la morte della singola cellula nel verme, mentre osservavamo quest’onda fluorescente azzurra viaggiare nel suo corpo. E’ come un “mietitore” azzurro intenso, che si propaga nel corpo finché la vita non si estingue”.

Il protagonista dello studio è un verme, il Caenorhabditis elegans, uno degli organismi più semplici e studiati nei laboratori di biologia e genetica. Il fenomeno osservato dai ricercatori inglesi, di come la morte cellulare si diffonde in tutto il corpo, vale però anche per l’uomo, poiché i meccanismi cellulari nei mammiferi sono simili a quelli dei vermi.

Un’onda fluorescente azzurra che parte dall’intestino del verme. Questa la foto scattata da Gems e dai suoi ricercatori. Un effetto che dipende da una sostanza chiamata acido antranilico e la sua diffusione avviene tramite il calcio, che agisce come un messaggero di cellula in cellula.

Identificato il processo, i ricercatori sono riusciti ad arrestare la morte per “stress”, come ad esempio un’infezione, ha spiegato Gems, ma non la morte per invecchiamento. Un fatto che suggerisce come la morte per invecchiamento sia innescata da processi paralleli a quello individuato.

Il professor Gems ha poi concluso: “I risultati delle nostre ricerche portano a mettere in dubbio la teoria che la morte per invecchiamento sia semplicemente un accumulo di danni cellulari. Dobbiamo focalizzarci dunque sugli eventi biologici causati dall’invecchiamento e dalla morte per poter comprendere come interrompere questi processi in futuro”.