Panama: nuovo canale “italiano” inaugurato da mega nave cinese FOTO-VIDEO

di Alessio Rossini
Pubblicato il 27 Giugno 2016 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA

PANAMA – Sette anni di lavori, quarantamila persone nei cantieri, sei miliardi di dollari di spesa. Sono solo i numeri dell’ampliamento del Canale di Panama, cioè le nuove chiuse sul lato sia dell’Oceano Pacifico sia dell’Atlantico che permettono il passaggio di navi con una portata oltre tre volte le attuali. L’opera – inaugurata alla presenza del presidente panamense Varela che ha chiamato nel Paese centroamericano capi di Stato e di governi di molte nazioni – è dal punto di vista ingegneristico, e non solo, la più ambiziosa mai realizzata al mondo. Ed è molto made in Italy.

Sono infatti italiane le paratoie costruite della Cimolai, il cuore tecnologico del progetto che ha permesso di battere inaspettatamente la concorrenza statunitense per rinnovare quanto fatto dagli Usa all’inizio del secolo. Lo è il software operativo e molti dei materiali di costruzione speciali, è italiana la guida operativa della Salini Impregilo che, al 48% del consorzio costruttivo alla pari della spagnola Sacyr, poco più di due anni fa sbloccò il contenzioso con Panama. Almeno per concludere i lavori.

La nave Cosco Shipping, un gigante marittimo lungo 300 metri con 10.000 container a bordo, ha inaugurato il nuovo canale “italiano”. La nave cinese, ma battente bandiera Marshall Island, ha tagliato alle 7:48 locali il nastro d’ingresso nelle chiuse dell’Atlantico. La nave ha suonato le trombe per oltre due minuti quando ha tagliato il nastro per affacciarsi sull’Atlantico.

La costruzione del nuovo canale – è scritto in una nota – consegnato al governo di Panama dal consorzio internazionale guidato da Salini Impregilo, ha richiesto un cantiere enorme con numeri da capogiro: 50 milioni di metri cubi di scavi, 290.000 tonnellate di ferro, 4,8 milioni di metri cubi di calcestruzzo, oltre 100 milioni di ore di lavoro. Un lavoro imponente e complesso che risponde sempre ai criteri della sostenibilità ambientale, con il 60% dell’acqua che viene riciclato.

“Sette anni fa – ha commentato il Ceo di Salini-Impregilo, Pietro Salini – iniziava per noi un lungo viaggio tra sogno e sfida che ogni imprenditore vorrebbe vivere una volta nella vita: realizzare l’opera capace di cambiare il commercio mondiale”.

“Un risultato – ha proseguito Pietro Salini – raggiunto grazie all’impegno e alla determinazione di tutti coloro che hanno avuto un ruolo chiave nel cantiere, nei momenti di picco oltre 11.000 persone impegnate ogni giorno per raggiungere uno sogno comune; indirettamente fino a 30.000 persone, tutte focalizzate su un obiettivo comune: far vivere il nuovo Canale. Di questo ringrazio tutti i colleghi di Salini Impregilo e delle altre aziende che hanno contribuito con noi alla realizzazione di questo sogno”.

Per l’appuntamento con la storia la nave si è fatta bella, è stata dipinta a nuovo e ha cambiato nome, da “Andronikos” a “Cosco Shipping Panama”, prima di salpare dal porto ateniese del Pireo. Il nuovo canale di Panama, che si aggiunge alla via d’acqua costruita cento anni dal genio militare americano, rappresenta la maggiore e complessa opera d’ingegneria costruita negli ultimi decenni.

Il progetto realizzato da Salini Impregilo ha introdotto importanti innovazioni per il mondo delle costruzioni, per esempio, con la creazione di un sistema di grandi bacini comunicanti, che consentono il risparmio del 60% d’acqua ad ogni passaggio delle chiuse, mentre con il vecchio canale l’acqua utilizzata per il transito delle navi continuerà a defluire interamente in mare. Gioiello del progetto sono le 16 gigantesche paratoie in acciaio, costruite in Italia e trasportate via mare nel corso dei sette anni di costruzione.

Ognuna di queste paratoie, dal peso medio di 4mila tonnellate, esegue in appena quattro minuti il proprio compito, che è quello di aprire e chiudere le camere d’acqua che – funzionando come enormi montacarichi – permettono alle mega navi di superare il dislivello di 27 metri esistenti fra il lago artificiale di nome “Gatún” e i due oceani.

La Cosco Shipping Panama è entrata nel nuovo canale attraverso l’imbocco dell’oceano Atlantico; dopo il superamento delle chiuse soprannominate “Agua Clara”; l’attraversamento del lago Gatún e delle chiuse chiamate Cocolí si è presentata all’ingresso dell’Oceano Pacifico nel primo pomeriggio. A riceverla, dopo circa dieci ore di traversata, è stato il presidente della Repubblica di Panama Juan Carlos Varela, con Pietro Salini e i dignitari internazionali e locali invitati.

Ora per l’arbitrato internazionale sui quasi tre miliardi di extracosti certificati, i cui primi risultati hanno dato ragione ai costruttori, ci vorranno anni, ma intanto la rivoluzione dei commerci marittimi mondiali è cominciata. Dalle nuove chiuse del canale potranno infatti passare navi con un carico che può arrivare a 14mila container contro il massimo attuale di 4.400. Per costruirle sono cambiati gli arsenali di mezzo mondo, mentre i porti del Pacifico e dell’Atlantico – specie statunitensi – hanno già realizzato giganteschi lavori per poter accogliere i nuovi scafi, con un indotto generato di circa 20 volte il costo dell’opera, quindi oltre i 100 miliardi di dollari.

Qualche cambiamento anche per l’Italia? “Sì, se si saprà cogliere”, rispondono gli operatori del settore. L‘ampliamento del canale di Panama coincide infatti con quello di Suez e potrebbe mettere il Mediterraneo al centro di molte rotte. Oggi nel “mare nostrum” transita il 19% del traffico mondiale in volume e il 25% per rotte.

L’Italia è terza in Europa per traffico merci con 473 milioni di tonnellate e prima nei Paesi Ue nel corto raggio. In vent’anni il numero dei containers movimentati nei 30 maggiori porti del Mediterraneo è cresciuto del 425% con un tasso medio del 21% annuo. Ma servono novità, sia nelle autorità portuali sia nelle infrastrutture: Gioia Tauro e Genova movimentano oltre due milioni di container, ma sono lontani dai concorrenti diretti Valencia, Algeciras e Port Said. Tutti gli altri scali italiani sono sotto il milione di container annui.

“C’è anche la tecnologia Brevini nella più grande opera ingegneristica del secolo e nei riduttori che da oggi muoveranno le gigantesche paratie mobili del nuovo Canale di Panama (le più grosse porte esistenti al mondo) c’è l’orgoglio del saper fare che l’industria italiana riesce a portare nel mondo”. Così il presidente della Brevini di Reggio Emilia, Renato Brevini, ha salutato l’avvio del traffico nel nuovo Canale di Panama dopo l’inaugurazione ufficiale. Brevini ha fornito alla friulana Cimolai i riduttori per muovere i 16 portoni scorrevoli di 30 metri di altezza, 60 metri di lunghezza e 10 metri di larghezza. Paratoie che pesano 4.000 tonnellate e che si devono aprire in meno di 5 minuti, per centinaia di volte ogni settimana.