YOUTUBE De Rossi, insulto razzista. E quella volta con Abidal…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Gennaio 2016 - 10:28 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE De Rossi, insulto razzista. E quella volta con Abidal

De Rossi, insulto razzista a Mandzukic

ROMA – Daniele De Rossi e l’insulto razzista a Mario Mandzukic. Il centrocampista della Roma, secondo quanto si legge nei labiali delle tv, dice al croato: “Stai muto, zingaro di merda”.

Durante il primo tempo l’attaccante della Juventus si sta lamentando con l’arbitro Banti dopo che questi gli ha fischiato un fallo di mano su un contrasto proprio con De Rossi. E così, il capitano della Roma, allontanandosi, apostrofa l’attaccante. Il tutto puntualmente beccato dalle telecamere.

Adesso la palla passa alla Procura Federale che, se gli ispettori segnaleranno il caso, potrebbe far valere la prova tv ai danni di De Rossi, che così correrebbe il rischio di essere squalificato, anche se da regolamento potrebbe scattare in teoria solo per atti violenti o frasi blasfeme. È materiale scottante, da discussione approfondita, il tutto proprio nella settimana della “querelle” Mancini-Sarri.

Ma se la prova tv rimarrà spenta, la stessa procura federale può aprire (e aprirà) un fascicolo su quanto accaduto: il tempo per arrivare alla conclusione dell’indagine sarà dettato dagli accertamenti necessari. Cosa rischia, in questo caso, De Rossi? Può rischiare un processo sportivo e una sanzione: dalla multa ad una forte squalifica, qualora le sue parole venissero considerate discriminatorie.

E per De Rossi non sarebbe la prima volta. Infatti, dagli archivi, riemerge, come riporta la Gazzetta dello Sport,

anche un episodio datato 21 febbraio 2007. Si giocava all’Olimpico Roma-Lione degli ottavi di Champions League. Ebbene, a fine partita il terzino Abidal confidò ai media francesi che De Rossi gli aveva detto “negro di merda”. Nei giorni immediatamente successivi, dopo il polverone, si seppe però che già a fine partita il romanista era andato a dare le scuse all’avversario, che le aveva accettate.

Più duro invece Nicchi, presidente dell’Aia: “Questi episodi sono pericolosi. Quando si assume il ruolo di personaggio pubblico e si è visti soprattutto dai giovani, bisogna dare esempi positivi. Mi domando: e se lo facesse un arbitro? Anche noi abbiamo i nervi tesi. Dico che bisogna cercare di controllare i propri impulsi”.