YOUTUBE Enrico Mentana contro Bobo Craxi per serie tv 1992

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Gennaio 2016 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Enrico Mentana contro Bobo Craxi per serie tv 1992

YOUTUBE Enrico Mentana contro Bobo Craxi per serie tv 1992

ROMA – Polemica in studio a La7 tra Enrico Mentana e Bobo Craxi: il giornalista stava conducendo lo speciale dedicato a 1992, la serie tv su Tangentopoli trasmessa l’anno scorso da Sky e che quest’anno va per la prima volta in chiaro proprio su La7. In studio, oltre al figlio dell’ex segretario del Partito Socialista, c’era anche Antonio Di Pietro, che in veste di pm fu uno dei protagonisti di Tangentopoli (e la cui figura ha ispirato anche uno dei personaggi di spicco della serie tv.

A un certo punto del dibattito, Bobo Craxi ha incalzato Mentana: “Ma cosa c’entra il debito pubblico coi partiti tradizionali? la DC è scomparsa perché c’era il debito pubblico?”. “C’entra perché il sistema politico italiano era fatto sulle leggi di spesa che poi è crollato”, replica il conduttore. .”L’avete aumentato anche nella seconda repubblica” – continua Craxi – “vedo che lei è un difensore estremo della seconda Repubblica”. A quel punto Mentana si rivolge all’esponente socialista con una battuta nemmeno troppo velata sui coinvolgimento familiare della sua famiglia in tutta questa vicenda: “Scusi Craxi sono stato tollerantissimo perché per lei è carne viva però i reati son reati”.

Altroquotidiano aggiunge un dettaglio che riguarda Di Pietro: “Nel 1992 votai per il Movimento sociale”: lo ha ammesso Antonio Di Pietro partecipando, negli studi de La7, al dibattito diretto da Enrico Mentana ieri sera in coda alla prima puntata di “1992”, lo sceneggiato che ricostruisce la stagione di “Mani pulite” in onda ogni venerdì. Il magistrato di punta del pool di magistrati che portarono alla luce i finanziamenti illeciti ai partiti ha fatto quella dichiarazione anche per smentire che le inchieste di “Mani pulite” mirassero a salvaguardare il Pci (poi divenuto Pds) e la sinistra, di cui fu successivamente alleato con “Italia dei valori” (partito da lui fondato) fino a diventare ministro con il governo Prodi.