Dalla costa ligure alla periferia di Genova: ecco dove vive ora Ruby, la ragazza del bunga bunga

Pubblicato il 29 Ottobre 2010 - 21:37| Aggiornato il 30 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Ruby, la minorenne marocchina che rischia di trascinare definitivamente nell’ignominia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, aspetta il suo diciottesimo compleanno, il 2 novembre, nascosta in uno squallido residence alla periferia di Genova. Ruby aspetta quella data, che la renderà maggiorenne e libera di agire come vuole e di parlare come vuole. Qualcosa in realtà è già uscito, non solo che  parlerà di Berlusconi, ma anche della sua vita, e non lo farà sui giornali o lla tv, ma in un libro. “Io intendo pubblicare un libro dove racconto la verità sulla mia vita e dove ci sarà anche Silvio Berlusconi”.

Ha già pronto il titolo del libro, “Il mio specchio”. e aggiunge: Voglio la cittadinanza, voglio fare il carabiniere. Lo avevo detto anche a lui [Berlusconi], quella sera ad Arcore. Mi aveva risposto che una come me avrebbe avuto molte altre occasioni, nella vita. Martedì finalmente sarò grande. E potrò raccontare tutto. Che a Berlusconi voglio bene. Che lo incontrato una volta sola, ma lo ammiro. Che mi ha salvato la vita. Che non abbiamo mai fatto sesso. Giuro”.

Idee chiare, molto chiare o troppo chiare per una ragazza che è già donna al tempo in cui le sue coetanee vanno ancora a scuola e fumano di nascosto.  Ma per capirla, basta leggere idealmente le anticipazioni del suo libro che trapelano dalle sue parole di oggi.  La sua “carriera” è cominciata a 12 anni, quando è scappata di casa :  “Non sono scappata di casa, sono stata cacciata, sono stata ripudiata da mio padre. Lui è musulmano, io sono diventata cattolica e se c’è qualcuno intelligente che sa qualcosa della cultura islamica può capire cosa pensa un musulmano se la figlia diventa cattolica. La reazione di mio padre è stata quella di buttarmi fuori di casa. Così sono andata a fare la cameriera a Catania, poi sono salita a Milano. La mia è una vita come quella di tante altre, solo che ho fatto cose che altre ragazze della mia età non fanno. È una questione di mentalità. Qui a 12 anni sei considerata ancora una bambina. Mio padre a 12 anni voleva farmi sposare con un uomo di 49”.

In queste ore di attesa del compleanno, per Ruby è come un ritorno dalle stelle alle stalle, dalla casa di bambola di Sant’Ilario, a picco sul mare, a uno squallido residence della periferia di Genova, un edificio bianco-sporco dove una stanza si affitta anche solo per due ore. E’ questa la “tana” di Ruby, la minorenne marocchina diventata improvvisamente famosa per la vantata amicizia con Berlusconi, scappata dalla casa-famiglia sulle colline di Genova dove il tribunale di Milano l’aveva assegnata. Ora si ritrova in un edificio che ha del postribolare. Si trova qui Ruby: aspetta solo di far passare le ore che, rendendola maggiorenne, la faranno libera, soprattutto di parlare. Compirà infatti 18 anni il 2 novembre.

Adesso, nascosta nelle pieghe di questo improbabile residence, le cui stanze si prenotano tramite Skype, cerca di parlare al cellulare ma c’è chi glielo impedisce. Un uomo, giovane, che le toglie dalle mani il telefono per dire, con una cortesia glaciale: ”No, basta, Ruby adesso non parla più”. Non parla più Ruby: le sue parole a volte contraddittorie, le sue chilometriche chat-interviste lasciano spazio alla cronaca. Ruby ha trovato l’ospitalità di un ex attore di film a luci rosse che negli anni ha fatto fortuna con l’edilizia. Patron di una delle discoteche dove la giovane marocchina si è esibita come lap dancer, l’uomo ha cercato di nasconderla alla curiosità di tutti e, così facendo, l’ha nascosta anche a chi la cerca per riportarla nella casa-famiglia di Sant’Ilario così come aveva deciso il tribunale dei minori di Milano nel maggio scorso.

Quindi Ruby è qui, nell’estrema periferia di Genova, in un residence squallido e equivoco, con le stanze affacciate su lunghi corridoi come celle di un alveare. Una camera con la vasca vicino al letto, qui, te la puoi affittare per un giorno e per un’ora. Nessun numero fisso, solo un contatto Skype e un numero di cellulare ma ”se chiama una donna non ti danno la stanza, deve chiamare un uomo” dicono alcuni commercianti che hanno negozi vicini e che sanno cosa succede lì.

Nel racconto dell’Ansa, il silenzio nei corridoi è surreale. Eppure Ruby è qui, tra queste mura. La chiami al telefono e lei risponde con la sua vocina piccola e ansiosa. Pochi secondi, poi arriva ‘lui’ che le strappa il cellulare di mano e non la fa più parlare.

Nella stessa giornata Ruby è stata anche raggiunta al telefono da due giornalisti di Repubblica e in questo caso la conversazione si è svolta tranquillamente e senza interruzioni, fino a quando i due cronisti hanno cercato di sapere chi avesse telefonato a Berlusconi per informarlo che Ruby era finita nelle mani della polizia milanese. Ruby ha risposto: “Questo te lo racconto un’altra volta” e subito dopo, racconta Repubblica,  “Ahi!”, si lamenta di colpo, come se qualcuno le avesse fatto male. “Mi sono morsa un labbro”, spiega, e mette giù.

Repubblica aggiunge alri particolari. Ufficialmente K. è stata affidata ai servizi sociali del Comune di Letojanni, provincia di Messina, dovevive la famiglia di origine marocchina. «Tutti sanno dov’è. Tranne me, che sono quello che dovrebbe occuparsene », si lamenta il sindaco Giovanni Mauro. Il Comune paga 89 euro per l’affidamento della giovane ad una comunità. Ma non sa più nulla di Ruby, che dalle comunità è sempre scappata.

Il padre, M’Hamed, venditore ambulante da dieci- venti euro al giorno, è stato anche lui raggiunto dai giornalisti e si lamenta: “E’ una cosaveramente brutta”. a differenza del papà di Noemi, che del premier era un grande amico, lui non ha esitazione nel dire:  “Un genitore davanti a una storia del genere può solo provare vergogna e dolore. Mia figlia è una bugiarda, una ribelle. Non sono mai stato violento con lei. La religione non c’entra, non è vero che volevo impedirle di diventare cattolica. Era malata di televisione. E poi, troppe brutte amicizie”.