“In Quanto donna” mette online volto di donne e i loro assassini “per ricordare”

Pubblicato il 21 Gennaio 2013 - 13:04 OLTRE 6 MESI FA
“In Quanto donna” mette online volto di donne e i loro assassini “per ricordare”

ROMA – I volti degli assassini delle donne finiscono online. Una bacheca virtuale, quella del sito In Quanto Donna, che pubblica i volti di quegli uomini tanto normali che hanno uccise le loro compagne, mogli e figlie. Gian Antonio Stella ne parla sulle pagine del Corriere della Sera e riporta alla luce, in un periodo dolente in cui il femminicidio è oggetto di polemiche, il sito che opera dal 1991. Ma “In Quanto Donna” non racconta la storia di queste mogli, fidanzate e figlie uccise e tradite da coloro che avrebbero dovuto proteggerle. Il sito vuole ricordarle: i volti delle centinaia di donne sono lì, sulla bacheca, perché nessuno possa dimenticarle.

Il sito, parlando dei suoi propositi, scrive:

“In Quanto Donna” è l’unica motivazione che accomuna tutte le loro storie, o meglio: la fine delle loro storie. Oltre ad essere donne, infatti, spesso non le accomuna niente altro: alcune sono giovani, altre giovanissime, altre anziane. Sono bionde, more, rosse, castane, magre o grasse, laureate o semianalfabete, povere o ricchissime. Alcune hanno figli, qualcuna è incinta, altre no.

Ma sono tutte donne e i loro assassini tutti uomini, e non uomini qualsiasi: sono i loro mariti, fidanzati, a volte padri, spesso ex. Che le hanno uccise, a bruciapelo, nel sonno, strangolandole o torturandole, facendole a pezzi, bruciandole o gettando il loro corpo in un burrone”.

Ricordare, sottolinea il sito, è fondamentale. Ma sono troppe le storie non raccontate ed i carnefici che sulla bacheca non arriveranno mai. C’è la sezione “Senza Volto“, che chiede agli utenti di segnalare i “tantissimi” volti che mancano. C’è la sezione, a cura di Emanuela Valente, “La verità, vi prego, sulla morte”. Perché la verità non è nascosta nel “raptus” o nella “gelosia”, che per il sito sono motivazioni senza senso. Sono “Gli stampini dei giornalisti“, etichette poste dai media che non potranno mai trattare con il giusto peso la violenza del femminicidio, l’atrocità dell’uccidere per amore. Non una motivazione quel “raptus”, ma l’onta di essere quasi una giustificazione. Parole come “una famiglia come tante” o una “coppia modello” diventano stampini e premesse inaccettabili per articoli che vertono sempre sul carnefice, su di lui, e mai sulla vittima, una lei come tante. Una lei che “In Quanto Donna” ci impedisce di dimenticare.