25 aprile/ Napolitano all’Altare della Patria. Berlusconi: ”Pietà anche per i repubblichini”

Pubblicato il 26 Aprile 2009 - 11:45| Aggiornato il 27 Aprile 2009 OLTRE 6 MESI FA

Sessantaquattro anni dopo, l’Italia celebra la Liberazione del 25 aprile del 1945 che segnò la fine dell’occupazione nazista con una festa segnata quest’anno dalla tragedia del terremoto che il 6 aprile scorso ha sconvolto l’Abruzzo, provocando quasi trecento morti.

Ed è proprio per questo che ad Onna – il paese simbolo del sisma, con 40 morti su 250 abitanti –  si è svolta una delle celebrazioni più significative alla presenza sia del premier Silvio Berlusconi sia dei leader dell’opposizione Dario Franceschini e Ferdinando Casini. 

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato (il presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) ha reso omaggio al Milite Ignoto, deponendo una corona di fiori all’Altare della Patria.

Fra partigiani e sostenitori della Repubblica di Salò «ci sono state differenze, ma la pietà deve andare anche a coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era una causa persa».

Lo ha detto Berlusconi all’altare della Patria, rispondendo ad una domanda sulla proposta di legge per equiparare repubblichini e partigiani e su cui il presidente del Consiglio ha sottolineato di non aver opinioni in merito «in quanto – ha detto – non ci ho ancora messo la testa. E’ un tema su cui non ho avuto modo di riflettere, ma è un argomento su cui “rifletteremo”».

Ma il segretario del Pd Dario Franceschini non condivide le parole del premier. “Un conto è il rispetto umano, ma non si può equiparare chi combatté dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata”. “Lo dico anche per ragioni familiari”, aggiunge. Mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino. Un conto è la comprensione, altro è l’equiparazione, che non va fatta”.