Mps, chi sono i grandi debitori? Un po’ di nomi pensando che ci costano 200 euro a contribuente

di Sergio Carli
Pubblicato il 12 Gennaio 2017 - 06:45 OLTRE 6 MESI FA
Mps, chi sono i grandi debitori? Un po' di nomi pensando che ci costano 200 euro a contribuente

Mps, chi sono i grandi debitori? Ci costano 200 euro a contribuente. Nella foto: Rodolfo De Benedetti, il conto del suo sogno di emulare il padre la paghiamo tutti noi

Chi sono i grandi debitori di Mps, il Monte Paschi di Siena il cui salvataggio costerà a tutti noi cittadini qualche miliardo, fino a 6,4, di euro? In attesa di un elenco ufficiale, il quadro più preciso lo hanno fatto Mario Gerevini sul Corriere della Sera, e Luca Romano sul Giornale, mettendo assieme i vari tipi di debiti: “sofferenze vere, incagli, crediti ristrutturati eccetera”. Tutti soldi persi, ma con titolo diverso. Alla fine qualche nome potrebbe sparire, ad esempio se l’ elenco chiesto anche dalla associazione dei banchieri, si concentrasse sui debiti che ancora oggi sono rimasti tali.

In questo caso, ad esempio, i 600 milioni di esposizione complessiva che Mps registrava a fine 2014 con Sorgenia del gruppo De Benedetti si sono trasformati, dopo la ristrutturazione di parte del debito, in 88 milioni di strumenti finanziari partecipativi e 44 milioni di obbligazioni convertende. Quindi, tecnicamente, non ci sono più, anche se Mps ha lasciato 468 milioni nel buco aperto dai sogni di gloria di Rodolfo De Benedetti.

Se dividete quei 468 milioni per i più o meno 60 milioni di italiani lo scherzo costa quasi 8 euro a testa. Dato però che in Italia le tasse le paghiamo in pochi, in pratica la metà, il conto sarà di 16 euro a testa, solo per Sorgenia.

Se poi fate lo stesso calcolo su tutto il valore dell’intervento dello Stato, sono 6 miliardi che diviso per il numero di quelli che pagano le tasse, 30 milioni, fa 200 euro a testa. Per alcuni di loro, circa 3 milioni, il conto salirà a quasi 500 euro, per effetto della progressività del tax rate.

Ed ecco qualche altro esempi di debitori:

i costruttori romani Mezzaroma (“alla loro holding sono state protestate 111 cambiali per milioni di euro da maggio fino a ieri. Ma chi rischia un bagno di sangue per averli copiosamente affidati? Banca Monte dei Paschi… La Impreme, holding di famiglia, è insolvente e starebbe cercando la protezione di un concordato. Mps (soprattutto) e Unicredit sono esposte per centinaia di milioni. Già nel 2013 era stato firmato un accordo di ristrutturazione ma i successivi piani industriali sono stati clamorosamente «bucati» (100 milioni di perdite tra il 2014 e il 2015)”.

il Comune di Colle Val d’Elsa (Siena), stabile roccaforte del centrosinistra, (“si è aperto un buco (nei bilanci) per il fallimento di una costosa iniziativa immobiliare: 20 milioni A pagarne il prezzo maggiore, è chi l’ha finanziato: Mps”, che era anche socio al 49%).

il costruttore calabrese  Antonio Muto voleva costruire alberghi e parcheggi a Mantova, con i soldi di Siena. Sono arrivati 27 milioni, 13 utilizzati. Degli altri 14 non si sa più nulla.

Risanamento di Luigi Zunino

Giuseppe Statuto, proprietario di lussuosi hotel come il Four Season e il Mandarin a Milano o il San Domenico di Taormina (il Monte, che era in pool con Popolare Emilia e Aareal Bank, dopo diverse rate del mutuo da 160 milioni non pagate gli ha pignorato l’Hotel Danieli di Venezia).

Ora per Siena rischia seriamente di aprirsi il fronte Mezzaroma.Tanti soldi del Monte (tra un po’, quando entrerà lo Stato, anche «nostri») sono a rischio.

Già qualche anno fa se n’erano andati una cinquantina di milioni per la scalata a debito di Massimo Mezzaroma al Siena calcio, fallito un anno fa.

Valorizzazioni Immobiliari (Vim)  (“166 milioni di perdita negli ultimi tre bilanci. Era del Monte fino al 2008, gestiva un pacchetto di immobili non strumentali. Quell’anno fu venduta alla coppia Lehman Brothers-Sansedoni della Fondazione Mps, che pagarono con i soldi prestati dal Monte. Poi il mercato immobiliare è crollato e Lehman pure”. Vim ora è in liquidazione e invece di essere un problema della Fondazione è attaccata all’ossigeno della banca che l’aveva venduta. Ma lasciandoci dentro 150 milioni di crediti”).

il gruppo Marcegaglia esposto con la Banca agriola mantovana, controllata sempre da Mps.

il gruppo Sansedoni Siena spa..

le municipalizzate del Comune di Roma, (come ad esempio Acea o Metro C. Mps le aveva finanziate con altre tre banche. Un debito da 200 milioni di euro, poi rimodulato a 163 milioni”.