Pd in crisi fra scissione e scandalo Consip, cresce Gentiloni, gli italiani se lo tengono stretto

Pubblicato il 5 Marzo 2017 - 06:36 OLTRE 6 MESI FA
Pd in crisi fra scissione e scandalo Consip, cresce Gentiloni, gli italiani se lo tengono stretto

Sondaggio. Pd in crisi fra scissione e scandalo Consip, sale Beppe Grillo, cresce Gentiloni, gli italiani se lo tengono stretto

Scissione e scandali hanno portato il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo in testa ai sondaggi. È arrivato al 28,8%, un balzo di oltre 2 punti sull’ultima rilevazione. Per contrasto, cresce la fiducia in Paolo Gentiloni, il primo ministro muto e fattivo, che non promette, non spara cazzate, lavora e dà sicurezza. Il suo indice di gradimento è arrivato al 48% (non così apprezzato è il suo Governo, appena al 40%). Ed è salita al 52% la quota degli italiani che prevede che Gentiloni arrivi alla fine della legislatura seduto a Palazzo Chigi.

Più che una certezza, nota Ilvo Diamanti commentando il sondaggio, “appare un auspicio. Segno di una domanda di stabilità. Molto diffusa in questo Paese instabile”. Non sembra che tutti i politici di mestiere se ne rendano conto. Accecati dall’odio contro Renzi o solo disperati per non volere essere rottamati, i vari D’Alema & Bersani si sono buttati nella avventura della scissione. Nessuno di noi vuole credere che lo abbiano fatto per giocarsi una carta e cercare di essere rieletti, cosa da escludere se fossero rimasti nel Pd, però la gente del partito non l’ha presa bene. Nelle intenzioni di voto il Pd scende dal 29,5% al 27,2%.

Unita la sinistra arriverebbe al 38 per cento, due punti sotto il mitico 40 e Circa 3 punti in più rispetto a un mese fa. Ma i voti sono dispersi fra Sinistra Italiana (4,3)), Democratici e progressisti (4,2), Campo progressista (2).

Tutta questa frammentazione ha l’effetto di favorire Berlusconi, che diventa sempre più indispensabile per tenere in piedi il Governo e per la formazione di una futura maggioranza post elettorale. Favorisce anche, certo senza volerlo, per pura miopia politica, il disegno di russi e americani che, ciascuno per le sue peculiari ragioni, vogliono una Europa frammentata e debole e distruggere l’ euro.

Nell’ultima rilevazione di Demos per Repubblica, il Movimento 5 stelle sale al 28,8 % dei consensi, 2,2 punti in più dell’ultima rilevazione, mentre il Pd è sceso al 27,%, perdendo 2,3 punti.

Ingarbugliata anche la situazione a destra. Conclusa la lunga stagione ispirata da Silvio Berlusconi, da un lato, si assiste alla crescita dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Oltre il 6%. Ormai costituiscono un concorrente: per FI e, anzitutto, per la Lega di Salvini. Entrambi in calo di 2-3 punti.

Su tutti, osserva Ilvo Diamanti, “svetta la figura del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Apprezzato da quasi un elettore su due. Non per caso. Perché, per scelta, recita la parte del comprimario. E rimane fuori dalla scena “rissosa” di questa fase. Gentiloni è seguito dagli “antagonisti”. Di Maio, Salvini e Meloni. Nell’ordine. Tutti fra il 35 e il 37%. Mentre i “protagonisti” della scissione nel PD sono in fondo alla classifica. Roberto Speranza, Enrico Rossi e Massimo D’Alema galleggiano fra il 15 e il 17%. Solo Pier Luigi Bersani ottiene un consenso maggiore, intorno al 30%. Ma solo un anno fa superava il 39%.

Luca Zaia, presidente del Veneto, indicato forse per confondere le acque da Berlusconi come possibile guida del Centro-destra, incontra il favore di circa un terzo degli elettori. Non solo del Nord. D’altronde, ha un profilo politico poco “leghista”. Semmai, “democristiano”. “Non per caso, il primo a reagire contro questa candidatura è stato proprio Matteo Salvini”.

Il protagonista della scena resta Matteo Renzi. “Dimissionario, ma solo per marcare il peso della propria assenza. E per scandire i tempi del proprio ritorno. Alla guida del partito, anzitutto, visto che – per sua stessa decisione – le Primarie del PD si svolgeranno il prossimo 30 aprile. Certo, gli incidenti di percorso imprevisti non mancano. Di recente, il padre, Tiziano Renzi, è stato indagato per “traffico di influenze”. Quasi 7 elettori su 10 ritengono che si tratti di fatti “gravi”. Ma, per ora, questa vicenda non pare aver condizionato la credibilità del leader del PD(R).

Secondo il sondaggio di Demos, Renzi, alle prossime primarie, non sembra avere avversari.