Afghanistan, ricostruzione/ Dagli Usa fiumi di denaro che non si sa che fine abbiano fatto

Pubblicato il 26 Maggio 2009 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA

La ricostruzione dell’Afghanistan si sta dimostrando un infausto seguito di quella riguardante l’Iraq, caratterizzata da massicci investimenti ed altrettanto imponenti errori da parte degli Stati Uniti, a quanto scrive The Huffington Post.

Dal 2001, il governo di Washington ha stanziato 33 miliardi di dollari per progetti in Afghanistan, eppure, mentre il presidente Barack Obama vi invia altre truppe americane ed altri aiuti, non esiste ancora un resoconto pubblico di dove i soldi sono andati e di quanto efficacemente sono stati spesi.

Come in Iraq, per la cui ricostruzione gli Usa hanno speso 50 miliardi di dollari, il flusso del denaro in Afghanistan è più veloce della capacità di sorvegliare come viene speso. Un ispettore generale incaricato di fare luce ha già trovato prove preoccupanti di negligente disattenzione e di costosi progetti cominciati e abbandonati.

È vero che l’Afghanistan rappresenta difficili problemi da risolvere. Non possiede le moderne infrastrutture dell’Iraq e non ha petrolio per generare reddito. I luoghi scelti per i progetti si trovano in località primitive e remote, il che rende più arduo per i controllori accertare se vengono compiuti progressi e se i le norme dei contratti vengono rispettate.

E anche quando i progetti sembrano inizialmente procedere bene, non c’è alcuna garanzia, scrive The Huffington Post, che il buon lavoro venga poi proseguito. Uno dei Paesi più poveri del mondo, l’Afghanistan ha assoluto bisogno di massicci aiuti esteri, senza contare che è penalizzato da un governo corrotto, da un fiorente traffico di droga, da un debole controllo sugli approvvigionamenti e da un negligente sistema di accertamento che le norme vengano rispettate.

Un organismo di controllo americano per accertare i modi e i tempi con cui vengono utilizzati gli aiuti statunitensi fino al 2008 non era stato nemmeno creato, sette anni dopo l’invasione per cercare membri di Al Qaeda e sconfiggere i talebani, obiettivi ancora ben lontani dall’essere raggiunti.

E la commissione di controllo sugli aiuti, presieduta dal generale dei Marines Arnold Fields, non può svolgere il suo lavoro per mancanza di fondi e personale. «Avremmo dovuto avviare i controlli anni fa – dice Fields – e naturalmente abbiamo perso nel frattempo parecchio terreno. Ora stiamo finalmente cercando di recuperarlo».