Al presidente della Toscana Rossi, in trasferta in Cina, manca il senso del ridicolo e non si accorge che Grosseto farà il cavallo di Troia

Pubblicato il 17 Luglio 2010 - 09:51| Aggiornato il 19 Luglio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Enrico Rossi

Leggete questa notizia, per favore, senza morire dalle risate, fa troppo caldo.

La notizia è che il presidente della Regione, Enrico Rossi, in “missione” all’Expo di Shanghai dove ha parlato, in un seminario, del modello organizzativo toscano della sanità, ha affermato che per la sua riforma sanitaria la Cina guarda al modello toscano.

Non abbiamo elementi per dire se la sanità in Toscana sia buona o oeccellente, certo è migliore di quella di Napoli, ma da qui a dire che i cinesi aspettavano i toscani per riformare la loro sanità, ricorda un po’ quel tale che diceva “spezzeremo le reni alla Grecia”. Viene da rimpiangere i tempi quando i compagni di scuola di Rossi invocavano Mao e annunciavano che la Cina era vicina. Ora invece Rossi ci spiega: ”Ho trovato un grande interesse per la nostra esperienza. Il governo cinese ha deciso di investire 125 miliardi in tre anni per garantire il diritto alla salute a tutti i suoi cittadini: una grande riforma da gestire in tempi rapidi. Per questo le autorità e gli esperti locali guardano all’esperienza della Toscana in termini di management e di organizzazione con grande interesse. La nostra proposta è che ci sia un appuntamento, entro il 2010, in cui le nostre aziende, medici e amministratori si confronteranno con gli omologhi cinesi: una vera e propria scuola di formazione sul nostro modello organizzativo. Sappiamo bene  che la sanità si trascina dietro potenzialità economiche, di ricerca, sperimentazioni, brevetti per prodotti biomedicali”.

Va bene che i politici devono sempre spararle grosse, però c’è un limite a tutto.

Quel che invece preoccupa, ma che forse a Rossi è sfuggito il pericolo insito in un altro suo atto compiuto in terra cinese la firma di un accordo cui lo stesso Rossi ha partecipato che costituisce un’altra preoccupante notizia. Questa riguarda una città della sua regione, Grosseto. L’azienda dei trasporti pubblici di Grosseto, Rama spa, insieme con una srl dalla sigla un po’ misteriosa, M2AP srl (se corrisponde a quella trovata su google si tratta di una società che fa “Studi mercato sondaggi opinione a Grosseto”) farà da testa di ponte a due fabbriche di Shanghai, Leibo New Energy Auto Technology Co., Ltd e Jiangsu Alfa Bus Co., Ltd. per fare entrare in Europa autobus cinesi con etichetta italiana. La motivazione, come la riportano le agenzie, è pomposa: fare dell’Europa un mercato dei prodotti cinesi ad alta tecnologia, come autobus alimentati a propulsione elettrica, aprendo la prospettiva di una loro ingegnerizzazione a Grosseto. Nella realtà, si tratta di fare omologare in Maremma gli autobus cinesi, che così potrebbero circolare liberamente circolare sulle strade europee, in barba a tutti i problemi di rapporti commerciali con la Cina.

Secondo le agenzie, l’intesa prevede ad ottobre 2010 la realizzazione del prototipo di autobus con oltre 200 km di autonomia di carica, adeguato alla normativa europea e italiana; nel marzo 2011 la sua omologazione e dal maggio del prossimo anno l’avvio della fase di industrializzazione. I dettagli non sono noti: assisteremo al miracolo che una presumibilmente modesta azienda di trasporti provinciale mette su una fabbrica e ci produce autobus. Ma da dove vengono le componenti? Dalla Cina? Quale è il contentuo di lavoro italiano? Siamo a un’altra Alfasud, con l’unico vantaggio che la Maremma è certamente meglio di Pomigliano d”Arco?

Per ora sappiamo solo che ”Rama Spa diventa un partner industriale dei cinesi per l’omologazione a standard Ue di autobus a propulsione elettrica e il concessionario commerciale per tutta Europa”  come ha sottolineato, gonfio di orgoglio, il presidente della provincia di Grosseto, Leonardo Marras.