All’assemblea dei soci della Banca popolare di Milano ha vinto la lista guidata da Massimo Ponzellini, superando per poche centinaia di voti il presidente uscente, Roberto Mazzotta: 5.294 voti su 9.721. Più che di assemblea, come riferisce l’agenzia di stampa Agi, sarebbe opportuno parlare di maratona: 9 ore.
Il nuovo consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Milano sarà composto da Massimo Ponzellini, presidente dell’istituto, Mario Artali, riconfermato vicepresidente, e poi Graziano Tarantini, Beniamino Anselmi, Giorgio Benvenuto, Giovanni Bianchini, Giuseppe Coppini, Enrico Corali, Marcello Priori, Michele Zefferino, tutti della lista che ha ottenuto la maggioranza dei voti.
Del consiglio faranno inoltre parte il presidente uscente Roberto Mazzotta, Piero Lonardi, Roberto Fusilli, Franco Debenedetti della lista 4 (che ha ottenuto 2.633 voti); Franco Del Favero e Leone Spozio della lista 2 e infine i rappresentanti dei soci Credit Mutuel, Jean-Jacques Tamburini, e della Cassa di risparmio di Alessandria, Francesco Bianchi.
L’assemblea era stata preceduta da una vera e propria campagna elettorale, condotta con il ricorso ai mezzi di comunicazione più innovativi, che aveva avuto al centro il ruolo e il potere dei sindacati, che negli ultimi anni avevano reso vano qualsiasi sforzo di rinnovamento della banca.
Roberto Mazzotta, il presidente uscente, era anche approdato su Youtube con alcuni messaggi: il video più significativo era quello dal titolo «Riprendiamo il dialogo». Il tutto in vista dell’assemblea degli azionisti chiamata a rinnovare il consiglio d’amministrazione di oggi, 25 aprile, in cui Mazzotta si confronterà faccia a faccia con Massimo Ponzellini, designato dalle due sigle sindacali di maggioranza relativa tra i dipendenti soci: Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) e Fiba (Federazione italiana bancari e assicurativi).
Mazzotta, 68 anni, aveva impostato la sua campagna su quattro punti principali: continuità del lavoro svolto nei suoi anni di presidenza (banca sana e patrimonializzata); «risanamento» cooperativo con passo indietro dei sindacati, chiamati a non condizionare consiglio e carriere; indipendenza dell’istituto da incursioni politiche e di interessi esterni; difesa della «milanesità» della banca.
Anche Ponzellini, attualmente presidente del gruppo di costruzioni Impregilo, ha lanciato un proprio messaggio sul web in vista dell’assemblea, difendendo il modello cooperativo di governance della popolare. «Il modello di questa banca – ha spiegato Ponzellini – è il vero patrimonio che dobbiamo promuovere».
Ponzellini, 59 anni, ha sottolineato l’importanza di dare la priorità all’industria sulla finanza, ai legami con il territorio, con le imprese minori e le famiglie. Ha puntato l’attenzione sulla formazione del personale e sul ruolo del presidente come figura di garanzia dell’autonomia del management. L’ultimo punto riguarda il conflitto d’interessi: Ponzellini non intende dimettersi da Impregilo (dove i soci Benetton, Gavio e Ligresti lo hanno nominato per un triennio) in quanto presidente non operativo sia nella banca sia nella società di costruzioni.
Le cifre dell’affluenza all’assemblea sono state da record: a Fieramilanocity sono confluiti 5.300 soci della Popolare di Milano, da 2mila in più rispetto al primato del 21 aprile 2001, quando Roberto Mazzotta ha battuto Paolo Bassi conquistando la presidenza della banca.
Poiché nella Popolare il voto è “capitario” (cioè ogni socio è titolare di un singolo voto indipendentemente dal numero delle azioni possedute), le varie sigle sindacali (Fabi, Fiba, Fisac, Uilca) che raccolgono l’ 8-10% del capitale della banca, difficilmente perdono in assemblea. E così è stato, anche questa volta.