BERLUSCONI, INTERCETTAZIONI: ”5 ANNI DI PRIGIONE PER CHI LE ESEGUE E PER CHI LE PROPAGA”

Pubblicato il 7 Giugno 2008 - 23:09 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi_malore Nel suo intervento davanti alla platea di imprenditori, riuniti a Santa Margherita ligure, Silvio Berlusconi annuncia un’iniziativa del governo destinata a far discutere: il divieto di ordinare ed eseguire intercettazioni, anche nell’ambito di indagini giudiziarie. Un provvedimento da cui saranno escluse, prosegue il premier, solo le inchieste che riguardano la criminalità organizzata, la mafia, la camorra e il terrorismo.

Chi trasgredirà alle nuove norme, spiega ancora il presidente del Consigilio, sarà punito con durezza: "Saranno previsti cinque anni di carcere per chi le eseguirà e chi le propagherà ", dichiara. Aggiungendo che sarà prevista anche "una forte penalizzazione economica per gli editori che le pubblicano".

Insomma, una stretta fortissima, un’iniziativa destinata a provocare, con tutta probabilità, accesi dibattiti, in ambito sia politico che giudiziario. Se le norme annunciate oggi dal premier fossero state già in vigore negli ultimi anni, alcuni dei casi di cui giornali e tv si sono maggiormente occupati non sarebbero esistiti, o almeno non avrebbero avuto l’eco mediatica che tutti ricordiamo: da Calciopoli a Vallettopoli, dalla vicenda che portò all’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia alle manovre dell’ex governatore Fazio e dei furbetti del quartierino.

Le parole del Cavaliere trovano un sostenitore nel ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il Guardasigilli fornisce le cifre e stima nel 33% dell’ammontare complessivo delle spese della Giustizia, il costo delle intercettazioni: "Questo e’ un eccesso, occorre porvi rimedio, tutelando la privacy dei cittadini, senza debilitare la forza delle indagini".

L’iniziativa del governo, però, non piace alla magistratura, segnalando il rischio che si depenelizziino, di fatto, alcuni reati. "Lo strumento delle intercettazioni è fondamentale per le investigazioni non solo sui reati più gravi, ma anche per quelli comuni come le estorsioni – dice il presidente dell’Anm Luca Palamara- Una selezione drastica rischia di restringere la possibilità di indagare".

Per Edmondo Bruti Liberati, procuratore aggiunto a Milano e presidente di Magistratura democratica, escludere le intercettazioni significa fare a meno di uno strumento "essenzile" per reati come la corruzione, la concussione, l’insider trading. Anche l’ex procuratore di Torino Marcello Maddalena sottolinea che le intercettazioni sono "uno strumento fondamentale per tutta una serie di reati". E restringendone il campo, "si diminuiscono le possibilità di scoprire gli attori di questi reati". Mentre Antonino Ingroia, pm a Palermo avverte: "il nodo delle intercettazioni è fondamentale :il futuro di indagini sulla criminalità dei potenti dipende dalla tenuta degli strumenti investigativi".

Contraria anche l’Unione nazionale cronisti italiani che vede nel provvedimento un limite alla libertà di stampa. "Torna la minaccia del carcere per i cronisti che svolgono il loro lavoro correttamente, riferendo le notizie di cui sono venuti in possesso" dice il presidente Guido Columba