Berlusconi/ L’Economist al premier: “Gli attacchi alla stampa estera potrebbero essere nocivi”. Gli ambasciatori italiani hanno fatto pressioni sui giornalisti stranieri

Pubblicato il 18 Giugno 2009 - 21:17 OLTRE 6 MESI FA

A nessun politico piace la stampa critica, e Berlusconi non fa eccezione. Esordisce così l’articolo dell’Economist sul rapporto del presidente del Consiglio e i giornali che nelle ultime settimane lo hanno attaccato. Le feste con modelle e minorenni, le giornate – con relative foto scabrose – sulle giornate nella sua villa in Sardegna, i soldi che il premier avrebbe pagato a Mills, l’avvocato inglese assoldato per dichiarare il falso: di questo si sono nutrite le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo.

Il punto però è che Berlusconi crede che la migliore strategia di difesa sia l’attacco, e così ha risolto le critiche mossegli dai giornali controllati dalla News corp. di Murdoch. Secondo la tesi pubblicata sul Giornale, di proprietà del fratello del premier, la stampa estera ha divulgato falsità, veleni e bugie – specialmente quella inglese, francese, tedesca e spagnola.

Ma visto che il presidente del Consiglio italiano sta per presiedere il prossimo G8, qual è la convenienza di scagliarsi contro la stampa estera proprio adesso? Questa è la domanda principale che si pone il settimanale britannico, rivelando le manovre degli uomini vicini al premier per dissuadere i giornalisti: «Alcuni ambasciatori italiani hanno fatto pressioni sulla stampa ostile a Berlusconi. L’ambasciatore italiano a Madrid ha scritto a El Pais lamentando una “sistematica campagna di demolizione dell’immagine dell’Italia”. Un corrispondente estero a Roma è stato recentemente convocato al ministero degli Esteri. Lo staff di Berlusconi ha cercato di convincere un ambasciatore straniero a rimettere in riga i giornalisti del suo Paese. Lo stesso Berlusconi ed i suoi supporter rifiutano di rispondere direttamente alle critiche. I corrispondenti esteri lamentano che è spesso impossibile organizzare un’intervista con qualsiasi ministro del governo. Alcuni giornalisti credono di avere i telefoni sotto controllo. E la minaccia di azioni legali è costante».

Insomma forse non sono solo “problemi di lingua”.