Bistecche e inquinamento/ La mucca danneggia la salute più dello smog

Giancarlo Usai (Scuola di Giornalismo Luiss)
Pubblicato il 14 Maggio 2009 - 19:29| Aggiornato il 6 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Le bistecche porteranno l’uomo alla fine: lo dice il predicatore Jeffrey Moussaief Masson nel suo ultimo libro “Chi c’è nel tuo piatto?”, uscito da due mesi in America e ancora in cima alle classifiche di vendita. La percentuale di anidride carbonica prodotta da mandrie e greggi sarebbe addirittura superiore a quella di tutto il settore dei trasporti.

Stavolta non si tratta di ipotesi astratte contro chi mangia carne. L’autore accompagna la sua crociata contro l’eccessivo sfruttamento del bestiame negli allevamenti con dati ed esempi precisi. E sembra che il messaggio sia considerato davvero efficace, se mezza Hollywood ha preso le sue parti sposandone la causa. La popolazione di maiali e mucche in tutto al mondo è arrivata a oltre due miliardi e mezzo di esemplari. Ed è proprio questo sovraffollamento a mettere a rischio l’ambiente, ma anche la salute delle popolazioni che vivono vicino agli allevamenti intensivi.

Antibiotici, ormoni, farine venefiche trasformano ogni tipo di animale e i suoi escrementi in inarrestabili fabbriche di metano: il 20 per cento delle emissioni del gas sono prodotte in questo modo. Ma non basta. Anche il 64 per cento dell’ammoniaca in circolazione è così che si origina, provocando dannose piogge acide. Secondo Masson i problemi alla salute causati dall’inquinamento animale sono tanti: asma, allergie, rabbia, depressione, confusione mentale. Per tutto la colpa è delle polveri sollevate dalle mandrie.

Nonostante il monito dei vegetariani come il guru americano, il consumo di carne continua ad aumentare. Secondo l’ultimo rapporto Fao, un uomo ne mangia in media 28 chili all’anno contro i 14 a testa che venivano serviti nelle tavole nel 1980. Un incremento che è destinato a raddoppiare nel prossimo decennio.