Boffo, il suo editoriale d’addio: “Che c’entro io con questa guerra tra giornali?”

Pubblicato il 4 Settembre 2009 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA

“La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere”. Dino Boffo si congeda dai lettori di Avvenire pubblicando, come un editoriale di saluto, la lettera di dimissioni inviata giovedì al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei.

“Non posso accettare – scrive Boffo – che sul mio nome si sviluppi ancora, per giorni e giorni, una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani”.

Boffo non ha dubbi: “L’attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avrà domani”.

“E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa – osserva Boffo – mi chiedo: io che c’entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io, ancora, che c’entro? Perchè devo vedere disegnate geografie
ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all’ombra di questa mia piccola vicenda?”.

Nella lettera Boffo ringrazia pubblicamente il ministro Maroni e i magistrati di Terni, ma assicura che mai dimenticherà “la coralità con cui la Chiesa è scesa in campo per difendermi”. Un ringraziamento anche per i suoi lettori, “l’eredità più preziosa che porto con me”.