Caos Scuola, il governo insiste: lunedì 10 gennaio tutti in aula, ma mancano 100 mila tra professori e bidelli

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 9 Gennaio 2022 - 20:54 OLTRE 6 MESI FA
Caos Scuola, il governo insiste: lunedì 10 gennaio tutti in aula, ma mancano 100 mila tra professori e bidelli

Caos Scuola, il governo insiste: lunedì 10 gennaio tutti in aula, ma mancano 100 mila tra professori e bidelli

Caos scuola, tutti contro tutti. Un disastro. Il ritorno in classe spacca l’Italia. Campania e Sicilia ordinano la Dad, i genitori ricorrono al TAR. Il governo insiste:tutti in aula.

Ma lunedi 10 gennaio, quando suona la campanella, saranno assenti 100 mila tra professori e bidelli. Dunque ripartenza caotica. Le Regioni procedono in ordine sparso. I presidi sostanzialmente sposano la via prudenziale scelta con fermezza dal governatore Vincenzo De Luca. Che ha deciso di mettere in Dad gli studenti delle elementari e medie fino alla fine del mese.

Teme un rialzo dei contagi da Covid 19. Le cronache di queste ultime ore gli danno ragione. Almeno con i numeri, dice il viceré campano scatenando le ire del premier e dell’esecutivo.  De Luca tira dritto , non fa una piega e i compagni di partito (Pd) fischiettano aspettando il suo show  in diretta su Facebook. A lui è concesso tutto, nel silenzio di Letta e di tutta la dirigenza del partito.

Fingono che Vincenzo sulla scuola (e non solo) non sia uno della Ditta, per dirla alla Bersani.

E il ministro Speranza che dice?  Il titolare del Ministero della Salute non molla la presa sul ritorno da lunedì 10 degli studenti in classe dopo le vacanze. E ripete: “L’indirizzo è, e resta: scuola in presenza e sicurezza“. 

Aggiunge risoluto il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi: “Non ci sarà nessun ripensamento“. Va bene. Ma come la mettiamo con le Regioni? La Campania non è isolata, Puglia e Sicilia sono molto critiche con il governo; i sindaci del siracusano – peraltro in zona arancione – hanno disposto la chiusura delle scuole fino al 19 gennaio. Idem in diversi comuni fra Lazio e Calabria. Il Veneto  attende indicazioni certe da parte del CTS sennò “la ripresa si trasformerà in un calvario”. ( parole del governatore Zaia).

A complicare lo scenario c’è l’incognita dell’impatto dei contagi. In alcune scuole se ne contano a decine, a centinaia. Impossibile attuare le procedure previste. E il sistema sanitario, pur con il supporto delle farmacie nella esecuzione dei tamponi per gli studenti della scuola secondaria, non ce la fa a smaltire l’enorme carico di lavoro. Questo braccio di ferro Regioni- Governo produce solo caos.