Caso Berlusconi-D’Addario: Frattini fa polemica con la escort e dimentica gli ostaggi, leri lo querela ma il Parlamento dirà che era nei compiti del ministro

di Marco Benedetto
Pubblicato il 24 Luglio 2009 - 11:12| Aggiornato il 29 Novembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, come ministro degli Esteri, ha abbandonato al loro destino dieci marittimi italiani, quelli del rimorchiatore “Buccaneer” in mano ai pirati somali dalla vigilia di Pasqua. Lo ha fatto dicendo che un intervento militare, un blitz, non era possibile perché lo avevano fatto già gli americani (ardita teoria da fare studiare in accademia); lo ha fatto con una informazione elusiva e occasionale, ma sempre più riduttiva, fino alla conclusione che non si doveva pagare nessun riscatto; lo ha fatto mandando una ex sottosegretaria agli esteri dell’era Craxi, Margherita Boniver, che poi è sparita in Kenya, riemergendone con la conclusione che non era possibile fare nulla; lo ha fatto lasciando le famiglie degli ostaggi, a quanto dicono i parenti stessi, senza nemmeno una voce al telefono.

Un giorno il comandante del Buccaneer viene intervistato al telefono dal Corriere della Sera e dice: non ce la facciamo più. Qualcuno ai piani alti (ma non mi pare il ministro) dice: glielo hanno fatto dire. Lo dice da un ufficio di Roma con l’aria condizionata. Gli proporrei di fare cambio.

Intanto sulla vicenda è calato il silenzio: forse vogliono provare dal vero un nuovo format televisivo: “Sopravvivere”, ultima frontiere del genere Isola o Fattoria. La mia teoria è che l’abbandono di quei poveri marinai dipende dal fatto che, appunto, sono poveri e sono anche meridionali, che il loro armatore non sembra una grande azienda, come quei tedeschi che pochi giorni fa hanno pagato un milione e 800 mila dollari per liberare l’equipaggio filippino di una loro nave e soprattutto che nessun grande giornale o televisione o tutti assieme hanno fatto propria la causa di quei miseri: proletari e meridionali.

Infatti diversamente si è comportato il Governo italiano in due precedenti casi: quello della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena (precedente Berlusconi) e quello del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo (Prodi). Per entrambi le autorità italiane trovarono soldi e ostaggi e per la Sgrena ci lasciò la pelle anche un povero poliziotto italiano. Impegno governativo anche per i casi di volontarie, che avevano alle spalle organizzazioni capaci di esercitare la necessaria pressione.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, invece di occuparsi di quei poveretti, preferisce l’attività di portavoce supplente del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lo ha fatto più volte negli ultimi tempi, sempre a sproposito.

Lo ha fatto entrando in pubblica polemica con il quotidiano inglese Guardian, stabilendo una prima volta mondiale. Infatti non si era mai visto che un ministro degli Esteri, nemmeno dell’ultima repubblica delle banane, se la prendesse con un giornale, perché perfino ai Caraibi sanno dove si trovano i confini del ruolo. Lo ha fatto attaccando Patrizia D’Addario, la escort di Berlusconi, e ancora una volta i giornali, accusati di averla pagata. In questo caso ha sbagliato due volte: primo perché un ministro degli Esteri non attacca in pubblico escort e giornalisti; secondo perché non lo fa in un’intervista a una televisione straniera, perché è proprio contro la dignità del ruolo.

Ora la D’Addario ha annunciato querela e vediamo se la farà. Ma, se la farà, possiamo essere quasi certi che non andrà da nessuna parte. Il precedente di Roberto Castelli è lì come un macigno: il Parlamento ha detto che Castelli, della Lega, quando ha dato al deputato comunista dello sprangatore in una trasmissione Tv, lo ha fatto «nell’esercizio delle sue funzioni». Tranquilla, D’Addario: dire una escort che è stata pagata dai giornalisti risulterà nelle competenze del ministro degli Esteri. Occuparsi degli ostaggi, no.