Cina, Piazza Tiananmen/ Per gli studenti di oggi un lontano ricordo di eventi che oggi non potrebbero ripetersi

Pubblicato il 22 Maggio 2009 - 15:06 OLTRE 6 MESI FA

Con l’avvicinarsi del ventesimo anniversario delle stragi di Tiananmen, il 4 giugno, il New York Times pubblica un servizio da Pechino dell’inviata Sharon LaFraniere avente lo scopo di accertare cosa resta dell’evento nella memoria degli studenti di oggi. La risposta è che resta poco o nulla, e che i drammatici avvenimenti di due decenni fa o sono stati rimossi o sono poco conosciuti.

Emblematica la risposta ricevuta dall’inviata del Times alla domanda rivolta ad uno studente dell’Università di Pechino se oggi sarebbe possibile che un collega proponesse una protesta in favore della democrazia. ”La gente penserebbe che è matto”, è stata la risposta, ”perchè tutti sappiamo dov’è il limite oltre il quale non si può andare. Si può pensare agli eventi del 1989, forse parlarne, ma non si può fare nulla che abbia alcuna conseguenza pubblica”.

Quel che ha detto lo studente è accettato praticamente da tutti, scrive il Times,  anche perchè per 20 anni il governo cinese ha reso abbondantemente chiaro che studenti e professori devono limitare la loro attività all’insegnamento ed allo studio e tenersi lontani dalle strade. Gli studenti di oggi descrivono Tiananmen come ”un barlume storico”, un fuggevole momento che è stato troppo estremo e traumatico per potersi ripetere ancora”.

Il quadro che emerge dalle interviste con studenti, professori e sinologi sia in Cina che all’estero è di un corpo studentesco poco incline alla protesta, mancando tra l’altro i disagi economici che contribuirono alla rivolta del 1989. Gli studenti oggi sono orgogliosi dello sviluppo economico del loro Paese e corrono ad iscriversi al Partito Comunista non tanto per motivi ideologici quanto per ottenere un buon lavoro una volta laureati.

Sono infastiditi dalla censura e dalla corruzione, anelano a studiare in Occidente, ma riconoscono che le loro condizioni economiche sono ben diverse da quelle dei loro colleghi di 20 anni fa. ”A volte non ci piacciono certe politiche del governo”, ha detto al Times uno studente al quarto anno di fisica, ”ma d’altra parte siamo orgogliosi del nostro Paese e del nostro governo perchè ha migliorato le condizioni di vita di tanta gente”.

Alcuni sinologi temono che lo scontento degli studenti potrebbe rimanifestarsi se le nubi sull’orizzonte economico cominciassero ad oscurare il loro futuro.

Ma, scrive il Times, ”il partito comunista ha imparato che se ignora i giovani lo fa a suo rischio e pericolo”. Parlando della crisi economica davanti ad un gruppo di studenti lo scorso dicembre, il primo ministro Wen Jiabao ha detto: ”Se siete preoccupati, io lo sono ancor piu’ di voi”.