«Nessun uso sproporzionato della forza». La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito che Mario Placanica, il carabiniere che uccise Carlo Giuliani durante gli scontri del G8 di Genova del 2001 ha agito per «legittima difesa».
Per la Corte, cui si era rivolta la famiglia di Giuliani, Placanica «si stava confrontando con un gruppo di manifestanti che stava portando avanti un violento attacco al veicolo su cui si trovava». I giudici scrivono nella sentenza che il militare avrebbe sparato solo dopo aver «percepito un rischio reale e imminente per la sua vita e quella dei suoi colleghi».
Diversa la valutazione di Strasburgo sulla questione della gestione dell’ordine pubblico: la Corte, infatti, ha dato invece ragione alla famiglia Giuliani sostenendo che l’Italia avrebbe dovuto svolgere un’inchiesta per appurare se la morte del giovane potesse essere imputabile a una cattiva gestione delle operazioni di ordine pubblico e stabilendo che lo Stato dovrà risarcire i familiari di Carlo Giuliani con 40.000 euro.
Per i giudici, infine, il governo italiano ha cooperato in modo sufficiente permettendo alla Corte di condurre un “appropriato” esame del caso.
Il padre di Carlo, intanto, si dice parzialmente soddisfatto della sentenza ma preannuncia ricorso: una sentenza positiva «soprattutto nella parte in cui sostiene che l’inchiesta in Italia avrebbe dovuto ricercare i responsabili. Noi, comunque, faremo ricorso, per la parte in cui non vengono messe in luce le violenze che le forze dell’ordine hanno fatto sul corpo di Carlo».
Per il carabiniere che ha sparato, invece, la sentenza rappresenta la fine di un incubo: «Ho sofferto per tanto tempo, era ora che si chiudesse questo brutto capitolo della mia vita. Spero solo che non debba più riaprirsi, perché mi ha portato solo sofferenza e sono stato peggio che in carcere».