Crisi/ Soluzione aiuti di stato? Citigroup forse sì, ma Bank of America, Wells Fargo e molti privati non sono d’accordo

Carlotta Macerollo*
Pubblicato il 3 Giugno 2009 - 16:18 OLTRE 6 MESI FA

Per uscire dalla crisi economica che ha colpito tutto il mondo la strada è ancora lunga. Quando, nel febbraio scorso, le azioni sono crollate al più basso livello degli ultimi 17 anni, il presidente della Federal Reserve americana Ben Bernanke aveva annunciato al Congresso che il governo avrebbe potuto risolvere in parte la situazione comprando le quote di maggioranza delle più importanti banche del paese.

Tre mesi dopo, l’americana Citigroup è una delle poche banche che potrebbe accettare l’offerta governativa. La ex più grande azienda di servizi finanziari del mondo, ora scesa all’81° posto e sorpassata da big company cinesi, ha registrato 36 miliardi di dollari di perdite nell’ultimo anno e mezzo, a causa di strumenti finanziari usati senza cautele, hedge funds, derivati e quant’altro.

Ma gli aiuti di Stato non sono ben visti dai privati. Bank of America, Wells Fargo e sette altre aziende che, secondo lo “stress test” (esame sulle condizioni delle banche) portato avanti dalla Fed, avrebbero bisogno di un’iniezione di capitale, infatti, non vogliono affidarsi agli aiuti statali. Preferirebbero raccogliere i 69 miliardi di dollari loro necessari attraverso i propri guadagni o nuovo capitale proveniente da aziende private.

«Nessuno vuole l’intromissione del governo nel proprio lavoro – ha detto Philip Orlando, che gestisce le azioni della compagnia americana di servizi finanziari Federated Investors – I governanti non sono uomini d’affari, ma burocrati. Non capiscono nulla del capitalismo».

«Il governo poi, potrebbe proteggere Citigroup perché vuole avere un profitto dal suo investimento», pensa Jason Goldberg, analista del gruppo Barclays.

*Scuola Superiore Giornalismo Luiss