Crisi/ Tutti vogliono mettere le mani sull’oro della Banca d’Italia

Pubblicato il 2 Agosto 2009 - 21:42 OLTRE 6 MESI FA

In tempo di crisi, in cui le famiglie stringono sempre più la cinghia, si riapre la questione delle 2.452 tonnellate d’oro. La grandissima quantità di ricchezza è contenuta nei forzieri della Banca d’Italia e vale circa 55 miliardi di euro.

In più, grazie all’esplosione del prezzo dell’oro, Bankitalia ha visto le sue riserve crescere di ben 26 miliardi di euro di valore negli ultimi sei anni.

Soltanto le banche centrali di Stati Uniti, Francia e Germania possiedono più oro dell’Italia. Questa la ragione principale perché le riserve auree di via Nazionale hanno sempre fatto gola a molti e sono state, in passato, al centro di dure polemiche.

La domanda che si è ripetuta negli anni, sia da destra che da sinistra, è stata: «Come utilizzare tutto quell’oro?».

L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi aveva fatto capire di non essere contrario a ricorrere all’oro di Bankitalia per abbattere il debito pubblico, sempre altissimo nel nostro paese e ora attorno al 120% del Pil. Ma arrivarono subito polemiche dall’opposizione di allora. «Usare le riserve auree sarebbe un furto», si diceva.

Adesso, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti punta a quei forzieri attraverso la tassazione delle plusvalenze sull’oro per l’uso non industriale. La norma è contenuta nel decreto anticrisi, da poco approvato anche in Senato.

Ma la Banca Centrale Europea ha detto subito di no al progetto italiano. L’Eurotower ha scritto che una simile forma di imposizione, viola l’indipendenza finanziaria e istituzionale della Banca d’Italia.