Cuba: 50 anni dopo la Baia dei Porci sempre tese le relazioni con gli Usa

Pubblicato il 14 Aprile 2011 - 21:32| Aggiornato il 5 Novembre 2013 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Peggio di cosi’ non poteva andare. Sono passati esattamente 50 anni dalla catastrofica spedizione della Baia dei Porci, il maldestro tentativo Usa di rovesciare il regime di Fidel Castro con uno sbarco di esuli su una baia deserta del sud di Cuba, e le relazioni tra Washington e l’Avana rimangono molto tese: forse anche perche’ in quei mesi si sfioro’ addirittura la Terza Guerra Mondiale.

C’e’ un embargo economico in vigore da quasi 50 anni, ma nonostante piccoli recenti alleggerimenti, non sembra esserci nessuna seria prospettiva di disgelo anche dopo che il ‘Lider Maximo’ ha lasciato il potere al fratello Raul e che alla Casa Bianca Barack Obama ha sostituito il piu’ rigido George W. Bush.

Il 17 aprile 1961, con l’appoggio dei servizi segreti americani circa 1.500 esuli cubani sbarcano nella ‘Bahia de Cochinos’, a sud dell’Avana, contro Castro. Ma l’operazione della cosiddetta Brigata 2056 si rivela un fiasco, perche’ i barbudos esperti di guerriglia li stanno aspettando in questa baia isolata in mezzo alle paludi, non lontana dal piccolo villaggio di Playa Giron.

Il bilancio dell’operazione e’ di quasi un centinaio di morti tra gli anti-castristi, ma le conseguenze diplomatiche sono forse ancora piu’ catastrofiche per gli Usa, spingendo Castro tra le braccia dell’Unione Sovietica, ed offrendo all’Urss un alleato (e basi militari) a poche decine di chilometri da una metropoli come Miami, nel Sud della Florida. Un anno dopo la crisi della Baia dei Porci, si giunge addirittura ad un passo dalla terza guerra mondiale, con la crisi dei missili installati segretamente dai sovietici a Cuba, secondo alcuni storici come risposta ai missili Usa puntati contro Mosca in Turchia.

Una delle date da ricordare e’ il 25 ottobre 1962, quando il rappresentante permanente Usa all’Onu Adlai Stevenson chiede al suo collega sovietico Valerian Zorin se ci sono missili a Cuba. Ai ripetuti ‘niet’ dell’ambasciatore, Stevenson, candidato alla Casa Bianca per ben due volte, risponde con le famose foto satellitari. Tre giorni prima, appena scoperti i missili, il presidente Kennedy aveva proclamato in tv che qualsiasi attacco da Cuba sarebbe stato considerato un attacco sovietico al quale si sarebbe risposto, annunciando un blocco navale (ufficialmente una quarantena) di Cuba per evitare la consegna di nuovo materiale bellico da Mosca.

La crisi rientra pochi giorni dopo quando gli Stati Uniti accettano l’offerta sovietica di ritirare i missili in cambio di una garanzia di non aggressione a Cuba, e secondo alcuni Washington si impegna segretamente a smantellare le testate Jupiter, ufficialmente obsolete, in Turchia. Cosa che avviene nelle settimane successive. Sul sito della biblioteca presidenziale di Kennedy, la spedizione della Baia dei Porci, un piano della Cia messo a punto sotto il presidente Dwight Eisenhower, viene ricostruita in maniera abbastanza dettagliata. Le cose vanno male sin dall’inizio, quando il 15 aprile uno dei due previsti raid aerei di appoggio (con otto obsoleti bombardieri B-26 della Seconda Guerra Mondiale dipinti con i colori cubani) manca quasi tutti gli obiettivi. Non solo, il trucco viene scoperto e Kennedy deve rinunciare al secondo raid.

Due giorni dopo, lo sbarco della Baia e’ un fiasco totale, anche a causa del maltempo: gli aerei cubani affondano due navi Usa e distruggono circa la meta’ delle strutture di appoggio aeree. Nelle 24 ore successive sbarcano circa 20mila militari cubani, mentre l’ombrello aereo autorizzato da Kennedy e’ una nuova catastrofe: i sei anonimi velivoli inviati in appoggio arrivano con un’ora di ritardo (probabilmente ignari del fatto che tra Cuba e Nicaragua, da dove sono decollati, c’e’ un’ora di fuso), e vengono abbattuti.

In seno alla Brigata 2056 i morti sono oltre un centinaio, i prigionieri circa 1.200. Per ottenerne la liberazione, 20 mesi dopo, gli Usa accettano di fornire a Cuba l’equivalente di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e medicinali.