Da Claudio Bisio a Terra ribelle, storie e immagini un po’ azzardate ma che alla gente piacciono molto

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

Benvenuti al sud è un film divertente, una favoletta a fin di bene, anche u n po’ commovente, che sembra avere lo scopo di aiutare a superare i pregiudizi che ancora dividono gli italiani del nord da quelli del sud.

A emblema del sud è stato scelto un paesino in provincia di Salerno, Castellabate, dove tutto sembra andare alla perfezione: non c’è speculazione edilizia, non c’è violenza e anche una fitta schiera di persone che vivono in una specie di ghetto fatto di roulottes  (eterni sfollati? zingari?) partecipano all’atmosfera collettiva di buon umore.

A Castellabate fanno anche la raccolta differenziata. Sarà vero, ma la cosa suona un po’ di presa in giro rispetto a quel che si legge e si vede sul caos napoletano.

Il limite del film è proprio lì, nell’avere scelto quello che sarà certamente un paradiso terrestre ma non è Napoli o uno di quei grandi agglomerati urbani dove droga e violenza sono diventati il simbolo del meridione italiano anzi dell’Italia. Esagerazioni da una parte, esagerazioni dall’altra.

Le favole sono inventate per farci passare un’ora serena, divertendoci e lo scopo il film lo raggiunge.

Quel che torna incongruo in tutto questo non è tanto che il film sia co-prodotto e distribuito dalla Medusa, che è di Berlusconi, rendendo facile il pensiero che si possa trattare di una mossa per attenuare l’immagine negativa proiettata in Italia e nel mondo dalle varie gomorre; Medusa ha anche prodotto Roberto Benigni, arci nemico di Berlusconi (a parte la modesta figura di qualche anno fa quando al Festival di Sanremo promise uno sfracello ma poi ci lasciò tutti a bocca asciutta, lasciandoci consolare con l suo film nelle sale proprio in quei giorni).

Torna invece incongruo, anzi difficilmente comprensibile che il film abbia avuto un contributo dall’assessorato alla agricoltura della Regione Campania, almeno se lo spettatore divertito ha captato bene la scritta che scorreva tra i titoli di coda. Un piccolo colpo di gelo perché resta difficile spiegarsi che interesse abbia a trarre l’agricoltura campana da questo film. Mangeremo più pomodori? Basterà a compensare l’effetto negativo delle infiltrazioni di monnezza dalle discariche vesuviane sulle vendite dei vini campani?

Si tratta di una cosa che c’entra poco o niente affatto, ma il risultato è di disagio, di fastidio. Peccato.

A proposito di incongruità, ce ne è un’altra, clamorosa, che balza dalle immagini di Terra ribelle, il serial tv (Rai 1), ambientato in Maremma in tempi ben cupi. Ricordavamo una Maremma amara, non una Maremma di saloon, stile far west americano.  Errore fondamentale, a prescindere dal fatto che in ogni caso sono difficilmente pensabili non nella Toscana, e anche nell’Italia, di un secolo fa ma in quella di trent’anni, fa rumorosi bordelli stile saloon, aperti al pubblico, in mezzo a un territorio di miseria e di malattia endemica. L’errore è proprio di collocazione ambientale, perché i saloon del west con prostitute e pianista non erano tanto destinati ai poveri cow boys, miseri vaccari come i nostri ancor più miseri butteri, ma erano mirati a mungere il denaro dei cercatori d’oro.  Vedasi Klondike, dove ancora funzionano saloon resi tristi dalla mancanza di ragazze, per il bene dei turisti più che dei pochi sopravvissuti e malandati cercatori d’oro.

Ma grazie al cielo, per chi fa la tv, il pubblico si beve tutto, basta che ci sia una storia appassionante e possibilmente violenta.

Poi vi domandate perché c’è tanta violenza in giro. Quelli sono i modelli.