Dalla Corea del Nord venti di guerra. Forse è solo ammoina, ma se scappa la mano a Obama

Pubblicato il 20 Giugno 2009 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

Questa nave da guerra, la “John Mc Cain”, naviga nel mar della Cina, segue da vicino un’altra nave, la “Kang Nam”, bandiera della Corea del Nord, sospettata di trasportare materiale nucleare, cosa che alla Corea del Nord è stata proibita dall’Onu: è “proliferazione”, secondo i trattati internazionali, e non lo può fare.

La scelta della nave, un caccia lungo 150 metri che fa parte della settima flotta americana, è quasi simbolica. La nave infatti porta il nome dell’ammiraglio che fu padre del candidato alla presidenza americana, sconfitto a novembre da Barack Obama.

La McCain è seguita a sua volta da un sommergibile cinese, che nei giorni scorsi ha anche battuto il naso in un attrezzo misterioso, un sonar sottomarino, che la nave americana si trascina a rimorchio.

Una caccia all’Ottobre rosso fuori della finzione cinematografica e con tutti i rischi che le cose degenerino in qualcosa di più grave. Prima o poi la Mc Cain finirà per chiedere ai coreani di far salire a bordo dei suoi ufficiali per un’ispezione; al prevedibile rifiuto dei coreani, gli americani non potranno opporre nulla, perché la risoluzione dell’Onu lascia “privo di denti” che la deve applicare: una delle tante belle dichiarazioni di principio totalmente inutili dal punto di vista pratico.

Cosa accadrà dopo è materia di ipotesi, la cosa più probabile che la Mc Cain segua la Kang Nam fino a quando quest’ultima dovrà fare rifornimento. Allora entreranno in azione autorità portuali con ben altri poteri e si vedrà se daranno retta agli americani o no.

Ma la situazione è ancor più complicata dal fatto che la Corea del Nord si preparerebbe a una azione dimostrativa, proprio il 4 luglio, festa dell’indipendenza americana: il lancio di un missile a gittata intercontinentale puntato sulle isole Hawaii, che oggi sono in tutto e per tutto uno dei 50 stati che formano gli Usa, ma che erano già un loro territorio quando nel 1941 i giapponesi lanciarono il loro attacco aereo contro la base di Pearl Harbour.

Il valore simbolico è altissimo.

Alla fine di tutto, può darsi che si tratti di una semplice ammoina coreana, finalizzata ad alzare il prezzo di un suo rientro nei ranghio della legalità internazionale.

Ma non si devono trascurare i freschi, caldi rapporti tra Corea del Nord e Iran, paese in cerca di un ruolo tra le potenze nucleari. E allora nessuno di noi vorrebbe essere nei panni di Barack Obama, perché gli effetti di una eccessiva debolezza e di troppa condiscendenza si sono già visti in Europa con Hitler, ma gli effetti di una reazione spropositata e di una applicazione di forza non giustificata sono i nostri occhi oggi in Iraq.