Dei diritti umani tanto si parla, ma poi gli affari sono affari

di Gennaro Malgieri
Pubblicato il 28 Aprile 2009 - 09:30| Aggiornato il 16 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Diritti umani: più se ne parla, meno vengono difesi.

A Strasburgo il Consiglio d’Europa celebra i suoi sessant’anni. Nel 1949 si diede la missione di salvaguardare la dignità dei popoli, la libertà e l’indipendenza delle nazioni, lo sviluppo della tolleranza.

Nella sessione parlamentare in corso non una parola è stata pronunciata da questo consesso per censurare la sentenza degli aguzzini di Roxana Saberi, la giovane giornalista iraniana-americana condannata dai giudici di Ahmadinejad per “spionaggio”. L’Europa che dimentica le atrocità del regime degli ayatollah, apre le porte al dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko: Roma lo ospita, Berlusconi lo invita a cena, l’Ue lo chiama a partecipare al prossimo vertice di Praga per lanciare il partenariato orientale; a Minsk il boia continua a lavorare.

Il mondo cosiddetto libero finge di non vedere il mattatoio del Tibet (gli affari sono affari), il governo di Pechino incarcera ed uccide i dissidenti, quello di Kabul autorizza lo stupro delle donne e dalla Cecenia giungono, pubblicati dal “Sunday Times”, particolari raccapriccianti sulla repressione programmata da Vladimir  Putin, un altro grande amico dell’Occidente e dell’Italia soprattutto.

In Cecenia, “polverizzavamo i cadaveri”, hanno confessato due militari dei corpi speciali russi. Perchè scandalizzarsi se perfino l’ex-segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, autorizzò un cinico piano di waterboarding, fedelmente eseguito dagli uomini della sicurezza nazionale? Si capisce l’imbarazzo di Barack Obama, un po’ meno che non abbia fermamente sconfessato l’operato della precedente amministrazione.

I diritti umani, insomma, muoiono ogni giorno dal Myanmar (Birmania) allo Zimbabwe. I governi liberali fanno affari con i tiranni, tanto il denaro non puzza. Quella nobile organizzazione chiamata Onu, intanto, resta a guardare. Se non si scompose neppure davanti dagli orrori di Abu Ghraib e di Guantanamo perchè dovrebbe sollevare un vespaio contro Stati che continuano a praticare la pena di morte e la tortura e vengono associati nei summit internazionali a quelli democratici?

Non esistendo una linea di confine, l’Onu può continuare a fare ciò che gli riesce meglio: l’indifferente.

I diritti umani sono come i fili dell’alta tensione: chi li tocca muore. Lo sanno bene al Palazzo di Vetro sulle rive dell’Hudson e al Palais de l’Europe su quelle del Reno.