Donne d’impresa contro la pandemia due parole chiave: innovazione e formazione, la lezione di Valentina Marchesini

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 25 Luglio 2021 - 20:56 OLTRE 6 MESI FA
Donne d'impresa contro la pandemia due parole chiave: innovazione e formazione, la lezione di Valentina Marchesini

Donne d’impresa contro la pandemia due parole chiave: innovazione e formazione, la lezione di Valentina Marchesini (nella foto)

Donne d’impresa, Valentina Marchesini. Classe 1982, è la terza generazione dell’Azienda, fondata a Pianoro sui colli bolognesi nel 1974, leader mondiale nel settore delle macchine confezionatrici di prodotti farmaceutici e cosmetici. Figlia d’arte, giovane, dinamica ed eclettica, già vicepresidente del Gruppo Giovani Imprenditori, di Unindustria Bologna, dal 2015 membro del Consiglio del Territorio Centronord di Unicredit. Siede anche nel Consiglio di indirizzo della fondazione ITS Maker, che si occupa di formare figure professionali adeguate al mondo della meccanica di oggi.  

Le chiediamo: 

Nonostante la pandemia … Quale è la esperienza di donne in azienda durante questo difficile periodo di criticità? Marchesini fa macchine automatiche per il mondo cosmetico e farmaceutico.

“Partiamo  dai dati, da quanto emerge dall’ultimo Report Confindustria e da quanto dichiarato da Ancorotti, il comparto cosmetico ha chiuso il 2020 con una flessione di fatturato del -12%, ricominciando a crescere nel 2021, con una previsione di chiusura a +6,2%. E con l’obiettivo di superare già nel 2022 i valori assoluti del 2019.

Il comparto cosmetico, in ogni caso, ha saputo reagire in maniera pragmatica evidenziando, a fine 2020, andamenti ben superiori a quelli di settori del made in Italy spesso molto più celebrati. Come nel caso dell’abbigliamento che perde oltre il 30%. O come la pelletteria e il tessile.

Le norme anti-contagio hanno plasmato nuove abitudini nelle donne tanto nelle modalità quanto nelle scelte di acquisto. Nel 2020, ad esempio, i consumi di profumeria alcolica sono calati di 21,5 punti percentuali. Mentre sono cresciute le tinture per capelli fai da te (+30,4%) e i saponi liquidi (+35,0%).

L’utilizzo prolungato della mascherina ha generato specifiche esigenze nella richiesta di prodotti per la cura della pelle e per il trucco

Tenendo conto di questo quadro, si potrebbe dire che: nell’anno in cui la pandemia ci ha costretti ad indossare la mascherina, disincentivando il ricorso al make-up, Marchesini Group ha ufficializzato l’apertura della Beauty Division nell’Headquarters di Pianoro. E l’acquisito di un’azienda italiana specializzata nella produzione di macchine per rossetti.

A qualcuno sarà sembrata un’idea folle. Ma per noi è stata una scelta strategica per replicare nel segmento cosmetico per le donne ciò che già facciamo per il comparto farmaceutico. Creare intere linee di produzione, partendo dal processo del prodotto fino al confezionamento finale.

L’emergenza sanitaria ha riportato l’attenzione sui temi della sostenibilità, della salute e della cura della persona. Concetti che ora più che mai sono interconnessi tra loro. Il mondo ha bisogno di tornare a parlare di “bellezza”.

I consumatori sono sempre più propensi ad acquistare prodotti sostenibili e in questo l’industria del packaging può fare molto.

Un’azienda come Marchesini Group che fornisce macchine per il processo e il confezionamento di prodotti cosmetici può e deve sviluppare nuove soluzioni per soddisfare la richiesta di imballaggi più sostenibili. Ma anche tecnologie avanzate per evitare sprechi di prodotto e ridurre i consumi di energia.

La tecnologia, su cui Marchesini Group investe da sempre, può aiutare in questa sfida futura, specie se si pensa che l’e-commerce è andato benissimo quest’anno chiedendo sempre più all’industria del packaging. Inoltre, l’esperienza consolidata di Marchesini Group nel settore farmaceutico è un plus nel momento in cui ci si propone al mondo del beauty, offrendo elevati standard di qualità, massima flessibilità e un’attenzione maggiore a garantire la sicurezza del prodotto”.

Qual è stata la risposta degli imprenditori più giovani e delle donne alla pandemia? Quali le aziende più penalizzate nella sua regione e quali – invece – quelle che in qualche modo risultano essere state favorite?

“Senza dubbio ha retto meglio chi ha saputo reinventarsi, modificarsi rapidamente e adattarsi ad un contesto completamente nuovo. Di certo le aziende del high-tech sono quelle che hanno “tenuto di più” anche a causa del fatto che spesso producono software.

Chi produce beni “hard” deve tenere accesi dei macchinari, far andare le persone sul posto di lavoro, ha dunque dei costi fissi molto alti e non abbattibili. Inoltre chi produce tecnologia e innovazione in questo anno ha supportato molte altre imprese che hanno avuto bisogno di dare la svolta digitale che prima non avevano impresso alle loro organizzazioni”.

Quali programmi futuri Marchesini Group sta approntando per il post-pandemia e le donne?

“Abbiamo potenziato i servizi di assistenza da remoto per restare vicini ai nostri clienti, investendo su tecnologia e strumenti digitali. Sono state soluzioni che si sono rese necessarie, ma che resteranno utili anche in futuro. Abbiamo avuto la conferma del fatto che la tecnologia, se pensata come strumento da affiancare all’uomo, è indispensabile per il futuro.

Ci siamo poi posti il problema di come e se cambieranno le nostre abitudini in futuro, se usciremo diversi da questa esperienza e se quindi sono nate nuove esigenze da parte dei clienti, dei collaboratori o dei dipendenti stessi da soddisfare e quindi su cui riflettere e lavorare. Mi riferisco al work-life balance, ai servizi di welfare e all’azienda che deve sempre di più essere luogo di cura.

Vado particolarmente orgogliosa – dice – della creazione della FONDAZIONE MARCHESINI ACT (avanguardia, cultura, territorio). Fare una fondazione vuol dire guardare al futuro ed è per questo che il CDA della fondazione è composto dai membri più giovani della famiglia”.

Pur così giovane è già  nel consiglio di indirizzo della fondazione ITS Maker, che si occupa di formare figure professionali per il mondo della meccanica di oggi e in quello della BBS, la Business School dell’Università di Bologna.

Quali le sfide da vincere nel settore della formazione, in questo periodo e nel prossimo futuro?

“In azienda mi sentono dire spesso che “sulla formazione ho le mani bucate”. Credo che l’unico investimento di cui si ha un ritorno certo è quello sulla formazione. Far crescere le persone, donne e uomini, vuol dire far crescere l’azienda, afferma con orgoglio. Per questo abbiamo avviato il nostro “Talent Garage”, che è molto di più una Academy aziendale – e che nel suo nome porta il ricordo che veniamo da un umile garage dove il mio nonno ha iniziato la sua avventura.

L’intento è quello di favorire sempre più l’incontro tra la teoria e la pratica e per questo serve coordinarsi con gli istituti professionali e le scuole presenti sul territorio per far sì che anche in Italia, come già avviene all’estero, si possa colmare quel divario tra ciò che si impara sui banchi di scuola e ciò che poi occorre mettere in pratica quando si entra in azienda.

Formazione e crescita professionale che deve proseguire ed essere una costante negli anni. E per le donne. Viviamo in una società in cui la globalizzazione ci impone ritmi frenetici, occorre stare al passo coi tempi, adattarsi e reagire tempestivamente anche alle difficoltà. In questo percorso però non bisogna dimenticare anche le così dette Soft Skills: capacità di lavorare in team, rapportarsi con gli altri, adattarsi ad un cambiamento, capacità nel reggere bene lo stress, senza avere timore di imparare dagli errori. Mi piace pensare a un sapere poliedrico e non più solo specialistico. Non “tuttologi” ma dotati di una competenza resiliente.”