Eiaculazione precoce: incubo per 4 milioni di italiani

Pubblicato il 25 Novembre 2010 - 23:08 OLTRE 6 MESI FA

Oltre quattro milioni di italiani soffrono di eiaculazione precoce, ma la maggioranza non ne parla per pudore e imbarazzo, col risultato che il problema non si risolve e anzi può aggravarsi. Lo sottolineano gli andrologi riuniti al XVI Congresso della Società Italiana di Andrologia (SIA), a Roma dal 25 al 27 novembre. “La salute sessuale è un diritto dell’uomo e della coppia – sottolinea Vincenzo Gentile, presidente del comitato esecutivo – e l’eiaculazione precoce con le sue implicazioni sul piano della soddisfazione sessuale (personale e di coppia) può realmente e gravemente compromettere questo diritto. È allo specialista andrologo che spetta assicurare questo diritto, mettendo a disposizione la sua professionalità, la sua attenzione e le soluzioni terapeutiche offerte dalla medicina”.

Il 64% degli uomini riporta molta o moltissima frustrazione, una percentuale assai maggiore rispetto alle persone senza eiaculazione precoce. Il 31% prova scarsa soddisfazione sessuale durante i rapporti, il 31% lamenta difficoltà nel rapporto di coppia, il 50% si sente meno sicuro di se e delle proprie capacità sessuali. E ancora, il 50% avverte che il disturbo nuoce alla relazione di coppia.

Un impatto negativo che coinvolge anche la donna, che spesso non solleva il problema per timore di urtare la sensibilità del partner. Ma nella donna il disturbo può creare ansia, rabbia, frustrazione, perdita dell’intimità, tutti sentimenti che mettono a rischio la coppia. Solo il 53% delle partner raggiunge infatti sempre o quasi l’orgasmo. E solo il 38% delle partner si definisce soddisfatta nel rapporto sessuale. La soluzione è dunque rivolgersi a uno andrologo, ma chi soffre di eiaculazione precoce è spesso riluttante ad affrontare il problema: il 76% degli uomini con questo disturbo ritiene la propria condizione imbarazzante, ancor più della disfunzione erettile. Tanto è vero che solo il 42% ne ha parlato nell’ultimo anno e chi lo ha fatto si è aperto con la partner e non con il medico.

“L’andrologia italiana può giocare un ruolo molto importante per far superare questo tabù – spiega Gentile -. Una prova tangibile sono gli EpDays, tre giorni di viste gratuite organizzati a novembre 2009 e maggio 2010: mille specialisti di tutta Italia, in 576 centri privati e pubblici, hanno effettuato più di 8.500 visite ad altrettanti uomini”.