Maroni annuncia “Pasqua elettorale alta”. Pdl e governo: fretta di votare alle regionali per togliere tempo a Pd e Udc

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Settembre 2009 - 17:34| Aggiornato il 5 Settembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

maroniSi sta già giocando la partita delle elezioni regionali o almeno la sta già giocando una delle “squadre”, quella favorita, quella del Pdl. Si sta già giocando e non è un modo di dire, è già azione concreta: la prima “azione di gioco” l’ha fatta Maroni, ministro degli Interni, stabilendo quasi di fatto la data del fischio d’inizio: «L’unica possibile, probabilmente, per il voto alle regionali, è quella del 21-22 marzo». Lo  ha detto, come per caso, intervenendo ad uno dei corsi di formazione politica della Summer School organizzati dalla Fondazione Magna Carta a Frascati. Ma non lo ha detto a caso e non è una data estratta a caso dal calendario. Fissare una “pasqua elettorale alta” è una delle opportunità che il Pdl e il governo vogliono cogliere: prima si vota, ad esempio, e meno tempo si dà al Pd per “scongelarsi” uscendo, se mai uscirà, dalla sua ibernazione congressuale. Il Pd avrà un segretario e forse una linea di fatto a novembre 2009. Si votasse a giugno, sette mesi per darsi un’identità riconoscibile agli elettori sono pochi. Quattro mesi, votando a marzo sono poco più di nulla. Niente di illecito, governo e Pdl giocano le loro carte e sono loro a dare le carte.

Votare presto vuol poi dire anche dare meno tempo e meno spazio all’Udc di Casini. Vuol dire stringerli a scegliere, riducendo drasticamente i tempi della trattativa. Per quel che valgono, sondaggi e valutazioni dicono che in ben sette Regioni, Lazio compreso, quel che farà l’Udc sarà decisivo per la vittoria dell’uno o dell’altro. All’Udc piacerebbe sia tirarla in lungo, sia mostrare al paese il doppio corteggiamento di Pd e Pdl nei suoi confronti, sia concludere il tutto alleandosi più o meno metà di qua e metà di là. Mostrandosi per quel che si può, sia autonoma che indispensabile: si può dire che questa sarebbe la vera e lunga campagna elettorale dell’Udc. Che avrebbe anche il tempo per raccogliere, eventualmente, qualche scontento dell’esito del congresso Pd (segretario Bersani) oppure qualche cattolico che, almeno alle Regionali, presenterà il conto a Berlusconi per la vicenda Boffo. Dunque, tagliare il tempo al Pd e anche all’Udc: i “due piccioni con una fava”.

E meno tempo prima del voto significa anche evitare o almeno ridurre il problema interno: la concorrenza nervosa con la Lega per le candidature. Si va ad confronto Berlusconi-Bossi, si litiga anche un po’ per le presidenze di Lombardia e Veneto, ma si decide perchè si deve decidere in fretta senza lunghe ed opposte campagne pubbliche.

Il Pdl e il governo di ftto già giocano la partita perchè, se alle europee un po’ si è potuto scherzare, le Regionali fanno eccome “classifica” politica. Il centro destra si aspetta di rovesciare la geografia elettorali dei governi regionali fissata prima della grande avanzata e vittoria berlusconiana. E, soprattutto, non può permettere che il suo ruolo di vincitore annunciato si trasformi in quello di chi arriva prima di un soffio o addirrittura pareggia.