Salute: i farmaci per la sclerosi multipla non aumentano il rischio di aborti spontanei

Pubblicato il 16 Novembre 2010 - 17:31 OLTRE 6 MESI FA

L’assunzione dei farmaci immunomodulanti con cui si tratta la sclerosi multipla, l’interferone beta e il glatiramer acetato, non aumenta significativamente il rischio di aborto spontaneo, sia in confronto alle pazienti con sclerosi multipla non esposte alle cure sia rispetto alla popolazione generale.

È il risultato di uno studio, pubblicato martedì 16 novembre  sulla rivista Neurology e coordinato da un gruppo di ricerca dell’Università di Firenze, guidato da Maria Pia Amato. La ricerca risponde agli interrogativi delle pazienti legati al timore degli effetti della gravidanza sul decorso di malattia e ai potenziali rischi per il nascituro derivanti dall’uso sempre più  diffuso e precoce dei farmaci utilizzati per la sclerosi multipla. Inoltre, grazie al follow-up dei bambini fino a 2 anni, in cui sono state analizzate le anomalie di sviluppo che possono manifestarsi più tardivamente, lo studio ha dimostrato che non esiste un rischio malformativo per il nascituro.

L’indagine, condotta in 21 tra i maggiori centri italiani per la sclerosi multipla, ha permesso il monitoraggio prospettico di 423 gravidanze in 415 donne con sclerosi multipla, di cui 88 esposte all’interferone, per un periodo medio di circa quattro settimane, e 17 esposte al glatiramer acetato.

”Fino a ora non esistevano studi condotti sull’uomo – ha spiegato Maria Pia Amato, associato di Neurologia e responsabile del Settore Sclerosi Multipla della SOD Neurologia I dell’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi – In assenza di evidenze certe il consiglio del neurologo è quello di sospendere i farmaci per almeno un mese prima di intraprendere una gravidanza, lasciando quindi scoperta la madre rispetto al rischio di ricadute di malattie per un periodo potenzialmente lungo. I risultati del nostro studio, basato sulla più ampia casistica esistente nella letteratura scientifica internazionale, hanno pertanto un’importante ricaduta pratica sulla condotta terapeutica e sul counseling delle pazienti che desiderano una gravidanza”.