Feltri premier, De Bortoli interni, Mauro lavoro, esteri Ferrara: lista di Lanza

di Cesare Lanza
Pubblicato il 9 Dicembre 2014 - 07:59 OLTRE 6 MESI FA
Feltri premier, De Bortoli interni, Mauro lavoro, esteri Ferrara: lista di Lanza

Vittorio Feltri è il primo ministro ideale per Cesare Lanza

Cesare Lanza ha pubblicato la lista di questo “Governo di giornalisti” sul suo blog.

Proviamo a immaginare, per provocazione neanche tanto scandalosa a confronto con tanti personaggi politici del passato e del presente, un governo e i vertici istituzionali della Repubblica formati esclusivamente da giornalisti. Che ve ne pare?

Presidente della Repubblica: GIANNI LETTA. Candidato varie volte, sarebbe imparziale nel ruolo.

Presidente del Senato: EUGENIO SCALFARI. Mi è sembrato sempre criticabile, negli ultimi tempi, invecchiando e di più, sembra diventato più oggettivo. Ha però novant’anni!

Presidente della Camera: MILENA GABANELLI. Onesta, preparata. Il meglio sulla piazza.

Presidente del Consiglio: VITTORIO FELTRI. Un riconoscimento doveroso, è il Montanelli della sua generazione. Non ha soggezione di nessuno.

Sottosegretario alla presidenza del consiglio: MASSIMO DONELLI. Il miglior vicedirettore che un direttore possa avere: così lo benedisse Giuliano Ferrara. Al governo l’identità sarebbe la stessa.

Ministro degli interni: FERRUCCIO DE BORTOLI. Non sbaglierebbe una virgola. È nato dirigente, col blazer.

Ministro degli esteri: GIULIANO FERRARA. Assicurerebbe una visione colta e non provinciale del mondo.

Ministro dello sviluppo economico: MASSIMO MUCCHETTI. Grande giornalista economico, ora senatore: per competenza farebbe molto meglio di tanti ex ministri, presunti santoni nel settore.

Ministro dell’economia: SARAH VARETTO, fin dal l’adolescenza studiosa di economia. Plus valore: capacità organizzativa, trasparenza, buon senso femminile.

Ministro dei Rapporti con il parlamento: PIER LUIGI VERCESI. Prof colto e di carattere duttile disponibile ma fermo.

Ministro del lavoro e delle politiche sociali: EZIO MAURO. Il direttore de La Repubblica potrebbe essere il più forte sostenitore dei lavoratori con intelligenti iniziative e mediazioni di governo.

Ministro della giustizia: MARCO TRAVAGLIO. Il massimo esperto del territorio: conosce alla perfezione giudici, inquirenti, gaglioffi, vittime vere e presunte, imputabili, dossier… e le leggi.

Ministro della difesa; LUCIA ANNUNZIATA, pasionaria onesta, competente, con relazioni internazionali.

Ministro dello sport e dello spettacolo STEFANO BARIGELLI, vanta uno straordinario curriculum nel giornalismo, non solo sportivo.

Ministro dei Beni culturali: VITTORIO SGARBI. Preparatissimo, autorevole… finalmente l’Italia riuscirebbe a difendere e valorizzare il suo patrimonio artistico.

Ministro degli Affari Regionali: ALESSANDRO SALLUSTI, il più risoluto e lucido per una indispensabile razionalizzazione dei rapporti tra governo e regioni.

Ministro della semplificazione e della pubblica amministrazione: LILLI GRUBER. Eccellente divulgatrice, nemica delle burocrazie ottuse e degli azzeccagarbugli.

Ministro dell’ambiente: MYRTA MERLINO. Critica e contestatrice di ogni scempio che si consuma nel nostro Paese.

Ministro dell’Agricoltura: STEFANO LORENZETTO, conoscitore di realtà e problemi essenziali, difensore delle qualità della provincia italiana.

Riforme costituzionali: STEFANO FOLLI. È il più acuto analista della situazione politica.

Istruzione: BIANCA BERLINGUER, rigorosa: una garanzia per rilanciare il Paese in un settore cruciale per il futuro delle prossime generazioni.

Trasporti: ROBERTO NAPOLETANO. Chi, meglio del direttore del quotidiano confindustriale, potrebbe mettere il naso su Trenitalia, Italo e Alitalia?

Salute: MAURIZIO BELPIETRO. Il vigilante ideale su sprechi, disuguaglianze e assurdità vergognose inflitte ai cittadini.

Pari opportunità, MARIA LATELLA. Il nome “giusto” per uscire da enfasi e retorica ed entrare nella concretezza di iniziative utili.

Turismo: VIRMAN CUSENZA. Eclettico e pragmatico, adatto a tutelare e sostenere le risorse naturali, fino ad oggi maltrattate o ignorate.

A questa lista governativa tradizionale vorrei aggiungere alcuni ministeri assolutamente nuovi, ideati per innovare e modernizzare l’immagine dell’Italia adeguandola alle realtà competitive internazionali.

1. Istituirei un ministero preposto alla valorizzazione del merito, a frenare la fuga dei cervelli e a denunciare e impedire raccomandazioni, illeciti e soprusi.

Titolare di diritto, GIAN ANTONIO STELLA, che ha alle spalle lustri di battaglie in questa direzione.

2. Poi, un ministero per la tutela dei diritti dei giovani (18-30). CLAUDIO CERASA, il più promettente tra i giovani giornalisti, nidiata del Foglio. Difetti comportamentali, qualità da purosangue.

3. Ministero per il controllo della correttezza delle attività televisive e web. Una troika (per la complessità e l’indispensabilità equidistanza politica) composta da GIOVANNI VALENTINI, CURZIO MALTESE e MONICA MAGGIONI.

4. Ministero per similare vigilanza su regole da rispettare (in particolare per le erogazioni di pubblicità): NORMA RANGERI, che si batte da una vita per tenere in vita una testata nobile come Il Manifesto…

5. E ancora: un ministero contro ogni conflitto di interessi: ANTONIO PADELLARO, oggi direttore del Fatto, carriera e identità immacolata, nel Paese degli abusi.

6. Infine, in sostituzione del dipartimento per la spending rewiew, un ministero definito del buon senso e delle regole etiche e di rispetto da osservare in ogni azienda, pubblica e privata: RICCARDO RUGGERI, emerito analista e opinionista, proveniente da una esemplare carriera manageriale.

Fantasie e provocazioni mi hanno spinto a questo giochino virtuale. Ma qualche radice intellettuale. La prima é che ho voluto compilare un elenco fondato sulla qualità e sul merito, senza tener conto minimamente delle appartenenze politiche, di rivalità professionali e personali, antagonismo e gelosie che pur allignano nel giornalismo, come in tutte le categorie professionali.

La seconda: scommetterei che i giornalisti indicati farebbero meglio, assai meglio, di tanti veri ministri che si sono avvicendati nella storia della nostra repubblica, inclusi quelli degli ultimi vent’anni.. S

tefano Barigelli, co-leader affianco di Paolo De Paola del Corriere dello Sport, mi ha punto senza pietà: “Ma sei proprio, nel profondo, democristiano! Hai stilato una lista di ministri in stile vecchia Prima Repubblica, più folta di quella di Renzi, altro che risparmiare!” Il bello è che ho inserito Stefano nel mio ideale e provocatorio governo di giornalisti, con l’incarico di ministro dello Sport e dello Spettacolo.

Seriamente: si fa presto a dire risparmiare. Ho inventato sei ministeri del tutto nuovi, ma fondamentali per lo sviluppo del nostro mal messo Paese. Sono costi inutili aggiuntivi? Assolutamente no. Se vogliamo girare pagina, non si tratta solo di tagliare alla brutto Dio, dove cojo cojo. Si tratta al contrario di restituire trasparenza ed equità alle attività produttive, di incoraggiare i meritevoli. E poi la ruota girerà.

Dunque, Gian Antonio Stella ministro per la meritocrazia, Claudio Cerasa per la tutela dei diritti dei giovani, la troika Giovanni Valentini – Curzio Maltese – Monica Maggioni – per il controllo di una indispensabile correttezza delle attività televisive e del web, Norma Rangeri per una similare vigilanza nell’editoria dei giornali di carta stampata, Antonio Padellaro per lottare contro ogni tipo di conflitti di interesse e infine Riccardo Ruggeri come garante del buon senso e vigilante su valori e regole etiche da rispettare in ogni azienda…

Non sono ministeri inventati a capocchia e tanto meno ministri scelti a casaccio. Sono, a fianco di altri, ministeri e personaggi fondamentali per risolvere una buona volta problemi di cui da sempre si discute e che tuttavia restano irrisolti. Debbo aggiungere che mi sto affezionando in maniera irreversibile al “mio” governo e alla mia lista dei ministri? Ebbene: lo aggiungo, ribadisco e sottoscrivo.

Dal 2000 al 2010 il Fondo Monetario Internazionale ha valutato la crescita di 180 paesi: voi non ci crederete, voi vi indignerete, ma in verità in verità vi dico che noi italianuzzi siamo al penultimo posto nella graduatoria; dietro di noi c’è solo Haiti. Non mi sembra proprio che le cose siano migliorate dal 2011 al 2014. E allora: ma davvero potreste sostenere che i “miei” giornalisti al governo farebbero peggio di quelli veri, disastrosi, che ci hanno buttato in un baratro negli ultimi 20 anni?