Fiat-Opel/ Per Der Spiegel la fusione con Fiat diventa caso politico

Pubblicato il 7 Maggio 2009 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA

Il settimanale tedesco der Spiegel ha fatto un’inchiesta sul piano elaborato dalla Fiat per una mega concentrazione nell’auto europea.

Mentre Sergio Marchionne è di nuovo negli Usa, non sembra arrestarsi la critica serrata della stampa tedesca alla sua idea di un polo europeo dell’auto. Specie se, con un’eventuale fusione fra Fiat e Opel, a rischio ci sono gli operai dei quattro stabilimenti nazionali. Su tutti basta citare l’eloquente prima pagina del Financial Times Deutschland, che martedì 5 aveva titolato «Marchionne, il truffatore che promette il matrimonio».

Da giorni ormai, tutti i più noti commentatori della stampa tedesca si sono iscritti al partito degli scettici: la principale accusa che si fa al progetto italiano è che il gruppo Fiat voglia soltanto salvaguardare la sua quota di mercato, mettendo a rischio qualcosa come 9mila unità di personale (almeno secondo le stime dei leader del consiglio sindacale). Per gli osservatori più qualificati, ancora troppo fresca resta la ferita della fallimentare operazione di fusione fra Daimler-Benz e Chrysler nel 1998.

Proprio da qui ha preso spunto il più cauto e autorevole Der Spiegel – settimanale fra i più letti in Europa – per spiegare perché ai tedeschi l’idea di Marchionne non sembra un buon affare. Il sito web del popolare settimanale ha passato in rassegna i principali organi di stampa nazionali, dal quotidiano laburista Süddeutsche Zeitung al conservatore Die Welt, mettendo a confronto le varie posizioni: se il Financial Times non usa mezzi termini nell’affermare che «non c’è alcuna strategia intelligente dietro i piani di Marchionne, meramente nel panico per una retrocessione nel mercato continentale», il Süddeutsche Zeitung afferma che è l’ambizione dell’amministratore delegato di Fiat a far sopravvalutare la bontà di un progetto che intende fondere «tre compagnie più o meno malaticcie di tre differenti paesi con tre differenti culture».

Forse, malgrado le doverose cautele, l’unico organo che invita le sigle sindacali presenti nel cda a «considerare seriamente le nuove proposte di Fiat» è il moderato Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Tuttavia il dato che emerge, ed è lo stesso Spiegel a farlo notare, è che quella del futuro della casa automobilistica tedesca sta diventando una «scottante vicenda politica» in Germania. Specie se si tiene d’occhio l’agenda elettorale nazionale: a settembre infatti sono previste le elezioni per il rinnovo del Bundestag e i politici tedeschi non hanno alcuna intenzione di avere una Opel – un’istituzione in Germania – a rischio bancarotta. In ogni caso, conclude lo Spiegel in edicola questa settimana, «lo stesso governo Merkel auspica fortemente per una rapida soluzione del problema Opel».

Alessandro Marchetti
Scuola Superiore di Giornalismo Luiss