Fmi, Ocse: la lotteria della crisi. Italia: come sarà vivere al 121% di debito?

Pubblicato il 22 Aprile 2009 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA

Gli ultimi dati, anzi le ultime stime dicono: Pil mondiale meno 1,3 per cento nel 2009. In Italia meno 4,4 per cento. Basso è basso dunque il 2009, ma sarà l’anno più basso della crisi? Il Fmi parla di ripresa, o forse solo rimbalzo, più o meno come in Borsa, già da inizio 2010. E’ lo stesso osservatorio che si è detto per nulla ottimista sulla situazione finanziaria planetaria. Può allora la ripresa partire prima dalla cosiddetta economia reale, non fosse altro che perchè prima o poi qualcosa bisogna comprare e quindi prima o poi le scorte vanno rinnovate?

La crisi economica mondiale continuerà o si andrà verso una ripresa? Sono in parte contrastanti i pareri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e del Fondo monetario internazionale (Fmi).

La prima ritiene che la crisi debba ancora toccare il fondo, ma che gli aiuti congiunti all’economia e alla finanza messi insieme cominciano a generare un impatto e si cominciano a vedere alcuni deboli segnali positivi. Nella lettura dei risultati di febbraio del suo superindice previsionale, osserva che l’area dei 30 stati membri ha segnato un calo di 0,6 punti dal mese precedente e meno 9,7 su base annua. L’Ocse rivela però un risultato positivo per l’Italia, che ha registrato un incremento di 0,4 punti, anche se la variazione su base annua resta negativa per 4,1 punti.

Secondo il Rapporto sulla stabilita’ finanziaria globale messo a punto dai tecnici di Washington del Fondo monetario, la crisi globale arriverà a costare oltre 4mila miliardi di dollari nelle sole economie avanzate, il credit crunch globale (la stretta creditizia) è profondo e destinato a durare e la risalita sarà lenta e dolorosa.

Dello stesso avviso è il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, secondo cui l’economia mondiale, Eurozona compresa, sta attraversando una grave recessione.

Per quanto riguarda l’Italia, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, invece, è più ottimista e, a margine dell’assemblea degli industriali di Cremona, ha sottolineato che «la crisi economica è forse arrivata al fondo perché non c’è più la caduta degli ordini e del fatturato e da luglio potrebbe esserci qualche inversione di tendenza».

Molti altri economisti invece rimproverano all’Europa e in particolare all’Italia riluttanza a seguire Obama nella politica di spesa pubblica. Strada però, quella della spesa, che sembra sbarrata per l’Italia. Se davvero l’anno prossimo il debito dovesse essere il 121 per cento del Pil, “vivere al 121” sarà arduo. Per il paese, che camminerà sul filo del default finanziario, per il Tesoro, che dovrà piazzare titoli di Stato a tassi superiore a quelli dei titoli stranieri concorrenti. Pian piano “vivere al 121” sarà arduo anche per il consumatore: tornerrebbe l’inflazione, risalirebbero i mutui (l’Euribor si è già timidamente risvegliato). Vivere al 121 per cento sarà vivere al alta, altissima quota: poco ossigeno, tanto freddo e rischio costante di precipitare.