Franco Tatò, 77 anni, si butta in una nuova avventura e rileva dalla De Agostini la Mikado Film

Pubblicato il 21 Settembre 2009 - 17:44 OLTRE 6 MESI FA

Le sfide a Franco Tatò sono sempre piaciute. Se poi si tratta di un business difficile e competitivo come la produzione e distribuzione cinematografica, le motivazioni devono essere ancora più forti. A 77 anni il kaiser Franz della Triumph Adler e della Deutsche Olivetti si lancia in una nuova avventura imprenditoriale: rileva dalla De Agostini la Mikado Film. Una piccola casa di produzione cinematografica fondata nel 1984 da Luigi Musini e Roberto Cicutto ma che ha all’attivo ben 400 film e si è distinta per aver prodotto l’ultimo film denuncia di Michael Moore, «Capitalism: a love story».

In De Agostini la Mikado era approdata poco più di 2 anni fa. Fin da subito si era capito che la gestione era difficoltosa e così anche l’integrazione a fianco delle altre attività media del gruppo. Gli ultimi numeri parlano di un indebitamento di 30 milioni a fronte di un fatturato di 12 e perdite per 4 milioni. Un oggetto non facile da raddrizzare anche per Tatò che ha basato tutta la sua carriera sulla capacità di tagliare i costi e riorganizzare le aziende. La spinta verso la nuova iniziativa sembra essere arrivata dalla giovane moglie Sonia Raule.

Tatò però non ha bisogno di molti consigli per gestire una trattativa favorevole con Lorenzo Pellicioli, amministratore delegato della De Agostini. Anche se in passato era scivolato su una buccia di banana proprio trattando con la tv. Quando Tatò era ad dell’Enel, si mise a trattare con Vittorio Cecchi Gori l’acquisto dell’ex Telemontecarlo, la tv che già dagli anni Ottanta sarebbe dovuta diventare il terzo polo televisivo ma che di fatto ha sempre collezionato perdite. Durante le trattative arriva la scivolata: Cecchi Gori nomina alla direzione dei programmi tv Sonia Raule, già compagna di Tatò e nel cda dell’Enel (all’epoca c’era anche Pellicioli) a Tatò fu fatto presente che se fosse andato avanti con le trattative per Tmc lo sbarramento interno sarebbe stato insormontabile.

Oggi la situazione è ben diversa: Tatò non ha incarichi pubblici, dirige l’stituto Treccani, ha ancora un incarico nell’Ipi e un’antica passione per l’editoria che l’ha portato per due volte a essere amministratore delegato della Mondadori.

Convinto liberista, studi di filosofia a Pavia, viene descritto come un uomo concreto, con un carattere a volte rude, anche un po’ volgare. E’ stato uno dei pochi grandi manager a lavorare sia per De Benedetti (all’Olivetti) che per Berlusconi (alla Mondadori dove fece da tutor a Marina Berlusconi e in Fininvest).

La sua seconda vita inizia nel 1996 quando viene chiamato dal governo di centro sinistra a gestire l’Enel e il suo collocamento in Borsa che avverrà nel 1999.

Insieme a Deutsche Telekom e France Telecom Tatò crea dal nulla la Wind, terzo gestore di telefonia mobile. Ma è proprio il suo ex datore di lavoro Berlusconi, nel frattempo giunto al governo, a buuttarlo giù dal piedistallo. Tatò voleva la riconferma al vertice operativo dell’Enel ma si trova la strada sbarrata: viene scelto Paolo Scaroni.

Tatò entra poi nel salvataggio del gruppo Coppola, prima al quotidiano Finanza e Mercati, poi nella Ipi, storica società immobiliare torinese ora confluita nell’orbita della famiglia Segre.