Frattini, tre regioni alla Lega? “No Lombardia e Veneto. Si al voto per gli immigrati”

Pubblicato il 3 Settembre 2009 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini risponde con fermezza alla richiesta della Lega Nord di avere la presidenza di  tre regioni settentrionali.

In una lunga intervista sul Corriere della Sera, il ministro risponde ad Aldo Cazzullo e sul Carroccio è chiaro: «La Lega è sempre stata un alleato fede­le. Per quanto riguarda le tre regioni, ha titolo negoziale per rivendicarle. Ma non può avere la Lombardia, dove For­migoni come coprotagonista della vittoria per l’Expo 2015 non potrà essere estromes­so. Né il Veneto, dove la Lega è già talmen­te rappresentata in Province e Comuni che non vale la pena vanificare l’accordo con l’Udc, che si può fare su Galan. Il Piemonte è un altro discorso».

Non farà piacere agli uomini del Carroccio neppure  la posizione del ministro sulla possibile apertura del voto amministrativo agli stranieri. Per Frattini, che si dice d’accordo col presidente della Camera Gianfranco Fini, «Chi paga le tasse, chi parla l’italiano, chi rispetta la Costituzione e la bandiera, deve avere il diritto di rappresentanza. Come possiamo riscuotere tasse, se non ricono­sciamo a chi le paga il diritto di essere rap­presentato? Il Pdl deve lavorare in modo or­ganico su un’integrazione non solo securi­taria».

Dopo aver sottolineato che le accuse al direttore dell’Avvenire Dino Boffo non hanno incrinato i rapporti tra Governo e Santa Sede, il ministro degli Esteri, però, precisa la sua posizione in materia di legge sul fine vita:  «Penso che il testo del Senato possa esse­re migliorato. Io sono per la tutela della vi­ta senza se e senza ma. Ma lo stesso risulta­to può essere raggiunto ripulendo aspetti normativistici e procedurali».

Frattini, però, ammicca anche al Vaticano: «Un tema co­sì delicato come la vita e la morte non può essere affidato per intero allo Stato. Uno dei valori dell’insegnamento della Chiesa è la rilevanza della società. Credo sia possibi­le depotenziare alcuni aspetti statualistici della legge».