G8/ Nel press kit della Casa Bianca ai giornalisti Usa per Berlusconi solo 7 righe, uno sgarbo?

Pubblicato il 9 Luglio 2009 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA

È probabile che il premier Silvio Berlusconi non se ne sia accorto, o meglio che i suoi collaboratori non glielo abbiano detto. Ma sembra piuttosto evidente che all’ufficio stampa della Casa Bianca c’è qualcuno che il nostro presidente del consiglio proprio non lo ama. Si dirà: l’importante è che il presidente Barack Obama l’abbia ripetutamente complimentato. Giusto. Ma lo sgarbo rimane.

Quale sgarbo? Beh, come racconta il Corriere della Sera, nel press kit distribuito ai giornalisti americani accreditati per il G8 de L’Aquila, la biografia-profilo di Berlusconi viene liquidata in sette righe. Data e luogo di nascita, nazionalità, professione, ultima vittoria elettorale, data d’inizio del nuovo governo. Fine della storia. Molto poco in rapporto allo spazio dato a tutti gli altri.

Una pagina e mezza viene dedicata al presidente della Commissione dell’Unione africana Jean Ping. Due al presidente algerino Abdelaziz Bouteflika. Due abbondanti al successore di Mandela alla guida del Sudafrica Jacob Zuma, quasi due e mezzo al turco Recep Tayyp Erdogan, due al brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva, tre al cinese Hu Jintao e all’egiziano Hosny Mubarak. Due al presidente del Ghana John Atta Mills. Tre pagine al presidente di Giorgio Napolitano. Al Papa il press kit dedica quattro pagine riprese integralmente dal sito ufficiale vaticano.

A Berlusconi è comunque andata meglio che al G8 dell’anno scorso in Giappone, quando il press kit della Casa Bianca per l’occasione sul premier ne diceva di cotte e di crude.

Tipo: il premier italiano «è uno dei leader più controversi nella storia di un Paese conosciuto per la corruzione e il vizio del suo governo». Lo liquidava come «un dilettante della politica che ha conquistato la sua carica importante solo mediante l’uso della sua notevole influenza sui media nazionali», ricordava che era stato accusato di «corruzione, estorsione e altri abusi di potere che lo costrinsero a dimettersi nel 1994», scherzava sugli anni giovanili quando «aveva cominciato a fare soldi organizzando spettacoli di burattini a pagamento» e «faceva i compiti di scuola ai compagni di studi in cambio di denaro».

Per non dire della iscrizione alla «sinistra loggia massonica P2 che aveva creato uno Stato dentro lo Stato». Parole pesanti. Soprattutto rispetto, per esempio, agli assai più moderati profili di certi presidenti-dittatori africani al potere da decenni.

Corse ai ripari l’allora presidente George W. Bush, che aveva con l”’amico Silvio” un rapporto speciale. «I sentimenti espressi nella biografia non rappresentano il punto di vista del presidente, del governo americano o del popolo americano», si affrettò a comunicare Tony Fratto, il vice portavoce della Casa Bianca, riconoscendo che quel profilo usava «un linguaggio che insulta sia il premier Berlusconi che il popolo italiano». Chissà se Obama si scuserà per lo striminzito, e in un certo senso offensivo, profilo di quest’anno. Ma è improbabile.