Il gatto? Altro che micetto: è un serial killer di animali da 25 mld di vittime

Pubblicato il 30 Gennaio 2013 - 19:40| Aggiornato il 15 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – Altro che teneri mici intenti a far le fusa e a giocare coi gomitoli di lana, dietro quegli occhi sornioni e quei baffi sparuti si celano in realtà stragisti di massa da 25 miliardi di vittime. L’unico a non meritarsi la nuova nomea è forse Larry, il gatto di Downing Street, passato alla storia come un fiasco ad acchiappare topi. Ma il resto della specie felina, secondo quanto rivela una ricerca dello Smithsonian pubblicata dalla rivista Nature Communications, ha tutte le caratteristiche del serial killer.

Negli Stati Uniti soltanto i gatti domestici si sono resi responsabili della moria di oltre 3,7 miliardi di uccelli, il 15% del totale, e oltre 20 miliardi di topi, talpe, conigli ed altri piccoli mammiferi. Lo studio ha rivelato che la ferocia di questi adorabili felini è responsabile del tasso di eliminazione di animali superiore ad ogni altro fattore, dalla perdita dell’habitat ai pesticidi in agricoltura e la caccia.

Anche se le bestiole vanno spesso incontro al proprio destino schiacciate da un’auto, sotto le macerie di un edificio, avvelenate o andando a sbattere contro il vetro di una finestra, il numero degli animali uccisi per zampa felina è di gran lunga maggiore.

La ricerca è stata condotta dal Centro Uccelli Migratori dello Smithsonian e dal Servizio Federale per la Pesca e la Vita Selvatica di Washington compilando dati per tutti e 48 gli stati contigui degli Usa, Hawaii e Alaska esclusi. I risultati sono sconvolgenti ma reali.

Gli autori, guidati da Scott Loss, hanno scoperto che gatti con accesso all’esterno, soprattutto i gatti randagi, uccidono da 30 a 47 uccelli a testa ogni anno e tra 177 e 299 piccoli mammiferi. I ricercatori hanno fatto la tara, considerando che degli 84 milioni di gatti domestici negli Usa molti non mettono mai il naso fuori dalla porta di casa mentre sarebbero da 30 a 80 milioni i mici che non hanno un padrone.

E anche se la ferocia dei gatti riveste probabilmente un ruolo fondamentale per tenere a bada specie animali che a loro volta potrebbero diventare predatrici, per gli studiosi dello Smithsonian, “una misura evidente per ridurre la strage sarebbe di tenere i gatti in casa“, ha detto alla Cbs Pete Marra, uno degli autori dello studio.

Lo studio dello Smithsonian arriva sulla scia di una polemica sollevata in Nuova Zelanda dall’economista e ambientalista Gareth Morgan secondo cui la sterilizzazione dei gatti non basta: i mici randagi dovrebbero essere consegnati alle autorita’ per essere eutanasizzati. Morgan vorrebbe che i gatti venissero progressivamente allontanati dal suo paese perché sono “amichevoli serial killer di quartiere” e costituiscono una seria minaccia per la fauna indigena della Nuova Zelanda.