Gennaro Grillo, lo skipper ritrovato vivo dopo 34 ore in mare racconta la sua avventura. “Cosa ho patito di più? La fame e il freddo”

Pubblicato il 23 Giugno 2009 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA

Gennaro Grillo, 47 anni, lo skipper ritrovato vivo a largo dell’isola d’Elba dopo 34 ore in mare, ora è più tranquillo, la grande paura è passata. E sdraiato sul lettino del pronto soccorso, dove è ricoverato per gli accertamenti medici anche se «non ha nemmeno un graffio», racconta l’incubo ormai passato, quella che definisce «la più brutta avventura che mi sia mai capitata».

Erano circa le 3,30 della notte tra sabato e domenica, quando lo skipper, dopo aver accompagnato i 18 ospiti della sua barca in una uscita di diving a Punta Fotovaia, ha visto allontanarsi dall’imbarcazione “Marea” il gommone che aveva a traino. È allora tornato indietro per recuperarlo ma subito dopo esserci salito a bordo per disincagliarlo, si è scatenata la bufera con un vento da oltre 120 chilometri orari. La “Marea” ha dovuto prendere il largo per non finire sugli scogli e il povero Gennaro è rimasto lì solo, a remare contro le onde. Per 34 ore, finchè non sono arrivati i soccorsi.

«Il momento peggiore? – ricorda Grillo al “Tirreno” –  Quando mi sono girato e non ho più visto la nostra barca. Mi sono trovato solo in mezzo alla tempesta. In quel momento mi è passato per la testa il pensiero di non farcela. Di perderci la vita».

Continuando a parlare lo skipper racconta di come ha passato le 34 ore in alto mare: «Ho cominciato a organizzarmi per passare la notte. Che cosa ho patito di più? La sete e il freddo. Per fortuna che la prima notte è piovuto cosicché ho potuto rimediare, ma domenica e ieri mattina faceva caldo. La fame non mi ha dato da pensare. Quando ero a bordo del canotto sapevo benissimo che dovevo stare molto attento a non farmi capovolgere dalle onde grosse. Mi dicevo: se il mare mi rovescia per me è finita. Quanto avrei potuto resistere in mare? Dieci, dodici ore? Poi l’assideramento mi avrebbe finito. Di notte stavo più attento, perché non sai dove ti trovi e da che parte viene l’onda. È stato allora che ho fatto appello a tutta la mia esperienza di pescatore».