Genova in disarmo, rimorchiatori al napoletano Aponte, le vecchie famiglie vendono, autorità in ginocchio

Genova in disarmo, rimorchiatori al napoletano Aponte per un miliardo, le vecchie famiglie vendono, potentati in ritirata, autorità in ginocchio al soglio

di Franco Manzitti
Pubblicato il 30 Ottobre 2022 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
Genova in disarmo, rimorchiatori al napoletano Aponte per un miliardo, le vecchie famiglie vendono, potentati in ritirata, autorità in ginocchio al soglio

Genova in disarmo, rimorchiatori al napoletano Aponte per un miliardo, le vecchie famiglie vendono, potentati in ritirata, autorità in ginocchio al soglio

Genova, i leggendari rimorchiatori sono stati venduti all’imprenditore navale tra i più importanti del mondo, Gian Luigi Aponte.

Napoletano-svizzero residente a Gineva, leader di MSC, la compagnia leader, prima nella classifica mondiale.

“Rimorchiatori Mediterranei” ha ceduto la sua flotta che, con recenti acquisizioni, era diventata la terza al mondo con 170 navi tra Italia, Malta, Singapore. Con questa operazione Genova perde un asset fondamentale del suo porto: il rimorchio. E Aponte diventa il vero “padrone” dello scalo dove già possiede terminal, una parte della flotta Messina, azioni nella nuova Stazione Marittima. Nonché un ruolo nel recupero dell’ Hennebique, il grande ex silos granario che sta per essere trasformato proprio in mezzo allo scalo.   

I geni dei genovesi, i cromosomi dei liguri ci dicono una cosa  in questa estate infinita che cancella le stagioni, le piogge, il tempo meteorologico, come lo abbiamo vissuto per secoli. Che ventidue anni dopo l’inizio del Terzo Millennio siamo arrivati a una svolta cruciale.

Quei geni, se potessero essere interrogati, cercherebbero con fatica  i meccanismi di una storia che affonda le radici  nel profondo di questo pezzo  di Mediterraneo, grande mare della nostra civiltà nel primo bimillennio. E oggi scenario di nuove contese commerciali ma non solo, nella più sanguinosa contrapposizione migratoria, nello spietato scontro dell’antagonismo  religioso ed economico, della possibile dissoluzione culturale.

I nostri connotati genetici di gente cresciuta su questa sponda, abituata a trafficare in questo mare, a difendersi, a viaggiare e poi a voltarsi verso le asperità che ci isolano e che fatichiamo a superare, per trovare gli affari di terra, hanno forse una crisi di identità?

Chi sono e dove vanno i genovesi e i liguri del terzo Millennio? Abbiamo mantenuto la perizia del mare, la capacità di trafficare, di restare collegati a un mondo tanto più largo e oggi difficile nella rivoluzione geopolitica?

Noi scopritori, anzi sedimentatori di quel crogiolo di cultura che è stato il Mediterraneo  delle tre religioni, cattolicesimo, ebraismo, islamismo, dagli influssi iberici, dal “marranismo”, dalla fusione di tante concentriche esperienze millenarie, esplosioni mistiche (le crociate) furori di conversioni, guerre, conquiste?

Ce lo chiediamo, ci chiediamo tutto questo davanti all’ultima notizia che scuote le banchine millenarie, prossime alla costruzione avventurosa della nuova ciclopica Diga del porto, già finanziata e progettata.

Una delle società più “genetiche” di questo porto, i “Rimorchiatore Mediterranei”, del gruppo “Rimorchiato riuniti”, posseduta da influenti e numerosi soci delle più importanti famiglie genovesi, diventata con le sue azioni la terza flotta al mondo per il rimorchio delle navi, è stata venduta per una cifra vicina al miliardo di euro a MSC del comandante Gianluigi Aponte, l’armatore più potente al mondo, con le sue flotte di portacontainer, di navi da crociere, capaci oggi di incassare 100 milioni al giorno, grazie al boom dei noli.

Un leader assoluto, il “comandante”, 85 anni, nato a Salerno e dominante sul suo impero da Ginevra, un napoletano-svizzero.   

Con la motivazione che non si può reggere da soli un mercato “globale” così grande e così variabile le famiglie principali dei “Rimorchiatori Riuniti” , attraverso la società “Rimorchiatori Mediterranei”, i Gavarone e i Delle Piane, possessori di quote superiori al 20 per cento ciascuno e le decine di famiglie minori hanno ceduto l’asset-chiave del porto millenario a un armatore che a Genova sta diventando “l’imperatore” non per una battuta ma nella realtà dei fatti.

 Aponte, ex comandante di nave, diventato superarmatore, possiede a Genova anche un terminal intero, una larga quota degli armatori Messina, una torre con mille dipendenti delle sue società affacciata sulla Lanterna,  ed è in società con la Stazione Marittima e in nuove iniziative, che stanno cambiando la faccia delle banchine.

E’ anche per far entrare ed attraccare più comodamente le sue colossali navi da crociere e le porta container da 350 metri, che si vuole costruire la Superdiga.

 Qualche anno fa la potenza di Aponte era già così evidente che il neo sindaco di allora Marco Bucci, il presidente della Regione Giovanni Toti e quello del Porto, Paolo Emilio Signorini, si fecero portare su un aereo privato, quello di Alessandro Garrone, della nota dinastia post petrolifera a Ginevra per farsi ricevere dal “capo”. Un capovolgimento del senso dei ruoli che suscitò non poche polemiche.

Ma Aponte non è il solo ad avere messo le mani su Genova, probabilmente aiutando il suo sviluppo portuale marittimo. Ma anche cancellando i geni delle imprese genovesi, dove gli “indigeni” possono aspirare per ora solo a prestigiosi e magari ben retribuiti incarichi manageriali e dirigenziali.

Pezzo per pezzo molte società importanti, non solo dell’armamento, ma delle attività più genetiche intorno al porto e ai suoi traffici sono stati ceduti a proprietari stranieri o a potenti fondi d’investimento, in una sequenza che i Rimorchiatori chiudono probabilmente in modo non definitivo. 

Luigi Negri, coraggioso terminalista di grande successo a Cagliari e poi nell’ombelicale banchina del Sech di Genova, ha da tempo ceduto a un grande fondo anglosasone. Aldo Spinelli, grande terminalista e re dell’autotrasporto con migliaia di camion e molti interporti, già presidente del Genoa e del Livorno calcio, è da anni in società con un fondo inglese, che ha già ceduto la sua quota in un grande giro finanziario. I Messina, armatori dei Jolly, sono oramai soci di minoranza di Aponte.

Un altro re dell’autotrasporto e poi super concessionario automobilistico, nonché già presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti, ha ceduto tutto, prima l’azienda di autotrasporto, poi le automobili, a un gruppo piemontese.

La Cambiaso e Risso, storica società di assicurazioni esperta sopratutto nel campo navale, esperta nel brokeraggio, è passata a un gruppo francese con partecipazione inglese,  Lercari uno dei giganti nel mondo delle perizie , firma storica genovese, celebre per essere intervenuta in tutte le più grandi vicende emergenziali, dal Traforo del Bianco, al crollo del Morandi, al blak out nazionale del 2003, è stata comprata da Mutui on line.

 Per non parlare della banca -mamma di Genova, la Carige, travolta da una tempesta clamorosa, infine dopo mille traversie entrata in Bper, uno dei più grandi gruppi italiani del settore credito, con 5 milioni di clienti in tutto il Paese sede a Modena.

Così la terra che le banche le ha create  ora in quel settore chiave del credito mantiene solo Banca Passadore, una nicchia, molto ben gestita, ma di dimensioni molto più ridotte.

E il rosario delle cessioni potrebbe essere ancora potentemente sgranato per dimostrare che le attività più ataviche, quelle che provengono dai geni genovesi, sopratutto nelle attività ancestrali intorno al porto e ai suoi affari non hanno più una radice genovese.

La cessione dei rimorchiatori, che negli ultimi anni con una accelerazione anche recente avevano esteso la loro attività conquistando compagnie del loro ramo in tante aree non solo del Mediterraneo, da Malta a Singapore. Grazie a una politica aggressiva che li aveva fatti diventare la terza flotta mondiale con oltre 170 navi, firma questo passaggio.

E lo fa perfino con una grande cerimonia nella quale si celebrano i cento anni della storia di RR.

Potrebbe sembrare una beffa: festeggiamo i 100 anni e annunciamo la vendita. Ma i leader della grande azienda ombelicale nel porto di Genova, con i suoi rimorchiatori rossi, spiegano che non tutto è stato venduto e che comunque la nuove generazioni delle famiglie resteranno a lavorare nel gruppo.

E’ un po’ lo stesso ragionamento e lo stesso schema che viene applicato in quasi tutte le altre grandi cessioni. Gli ex proprietari mantengono le cariche formali, i loro figli hanno prospettive di carriera, ma i padroni sono altri e le scelte, compresi i rischi e i profitti o le perdite vengono gestiti da un’altra leadership, nuova, più globale e con una nuova strategia. Che con le radici genovesi ha un’altra connessione, molto diversa.

Il sindaco di Genova Bucci, giunto al suo secondo mandato, continua a lavorare spingendo una visione di Genova attrattiva, capace di spingere verso la città nuovi investitori. Ma evidentemente non può fare nulla per fermare questa “fuga” che non è quella dei giovani che cercano migliori occasioni di lavoro fuori dalle mura.

Certamente queste cessioni a catena di attività che avevano la loro caratteristica fondamentale nell’internazionalità, continueranno a offrire possibilità di lavoro e di crescita ai ragazzi e alle ragazze genovesi, ma in un quadro che esclude la città dalle capacità decisionali.

Si stanno, quindi, disperdendo i geni genovesi, quelli coltivati da secoli e secoli nella culla del Mediterraneo, che dovrebbe avere in Genova la sua capitale, secondo i proclami del sindaco Bucci? Qualcuno si può consolare pensando che in fondo i rimorchiatori sono finiti in mano a un napoletano-svizzero. Molto meglio che ai cinesi che si sono comprati tutto intero il porto di Trieste.