Giappone/ Condannato all’ergastolo, dopo 17 anni di prigione viene scagionato da un capello e un po’ di sperma

Pubblicato il 22 Luglio 2009 - 15:28 OLTRE 6 MESI FA

sugaya_giapponese_masturbatoreToshikazu Sugaya, un giapponese di 62 anni, in prigione da 17 anni, vi sarebbe rimasto per tutta la vita, essendo stato condannato all’ergastolo per lo stupro e l’uccisione nel 1990 della bimba di 4 anni Mami Matsuda, ma incredibilmente a farlo proclamare innocente e tornare in libertà è stato un compassionevole e volenteroso avvocato con l’aiuto di un suo capello e un poco di sperma.

In seguito ad una serie di circostanze, la polizia mise gli occhi su Sugaya, un uomo solo, timido, lasciato dalla moglie perché impotente, avido consumatore di materiale pornografico con cui si masturbava e per giunta autista di uno scuola-bus per bambini e quindi – pensò la polizia – esposto a tentazioni pedofile.

I sospetti su Sugaya si trasformarono in certezza quando gli agenti, scoperto nella sua spazzatura un fazzoletto di carta impregnato del suo sperma, lo compararono con quello trovato nella biancheria della bimba uccisa e decisero in base ad esami del Dna, a quel tempo ancora imprecisi, che era lo stesso. Dopo un brutale interrogatorio, il povero Sugaya confessò il delitto non commesso, e anche se successivamente ritrattò la sua confessione, nel 1993 fu condannato all’ergastolo dopo che perfino il suo avvocato lo aveva abbandonato.

La salvezza di Sugaya è stato l’avvocato ed esperto di Dna Hiroshi Sato, che si offrì di aiutarlo gratuitamente, visto che il caso aveva suscitato notevole interesse sui media giapponesi. Sato disse a Sugaya di mettere un suo capello in una busta per eseguire un altro esame del dna, con tecniche ormai diventate assai più avanzate di quando non fossero nel 1990.

Il test di Sato ha dimostrato che né il dna del capello, néè dello sperma  di Sugaya ritrovato dalla polizia, combaciavano con lo sperma lasciato sulla sua vittima dal vero assassino, a tutt’oggi sconosciuto. La polizia deve ora trovarlo, e lo sospetta di essere un serial-killer, avendo forse ucciso anche la piccola Maya Fukushima, di 5 anni, trovata morta nel 1979.

Dopo 17 anni di carcere durante i quali ha subito terribili angherie da parte degli altri detenuti che lo ritenevano un mostro, Sugaya verrà risarcito, ma con una somma consistente ma che non vale certo 17 anni di vita: poco più di mezzo milione di euro.