TOKYO 18 APR I robot 'made in – TOKYO, 18 APR – I robot 'made in Usa', all'opera da ieri nella centrale di Fukushima, hanno dato un primo responso, certamente non positivo: la radioattvita' negli edifici dei reattori n.1 e n.3 e' elevata e rende impossibile l'intervento diretto degli esperti della Tepco all'interno dei locali. ''In questa situazione e' molto difficile per i tecnici poter svolgere il proprio lavoro dall'interno della struttura – ha osservato in serata il portavoce dell'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare (Nisa), Hidehiko Nishiyama – e questo rende prima necessario limitare la contaminazione con la schermatura''. Le radiazioni oscillano tra 10 e 57 millisievert/ora (mentre la media in condizioni normali e' di 0,01 millisievert/ora) e nel caso del locale del reattore n.3 il livello di tolleranza sarebbe superato in circa quattro ore e mezzo. All'indomani della presentazione della 'roadmap' per la messa in sicurezza della centrale nella previsione fino a 9 mesi, sono comparsi gia' i primi ostacoli a condizionare gia' la partenza. Il governo ''e' impegnato in tutti i modi'' per risolvere la crisi di Fukushima lavorando a stretto contatto con la Tepco, il gestore dell'impianto: ''per farlo il piu' presto possibile – ha spiegato il premier Naoto Kan, parlando alla commissione Budget della Camera Alta – l'esecutivo fara' tutti gli sforzi per la collaborare utile''. Kan ha di fatto parlato di congelamento del nucleare: ''Non procederemo con i piani presentati finora prima che il governo non abbia fatto un esame completo dell'incidente, accertandosi che le centrali nel Paese sono sicure''. Prima della crisi, salita nel frattempo a livello 7 che e' lo stesso di Cernobyl e che e' il grado massimo della scala internazionale Ines, Tokyo aveva l'obiettivo di aggiungere 14 (o piu') centrali entro il 2030 come parte dei suoi sforzi per combattere il riscaldamento globale. L'incidente, scatenato dal sisma/tsunami dell'11 marzo, ha cambiato la percezione sulla affidabilita' dell'energia atomica a uso civile. Secondo un sondaggio dell'Asahi Shimbun, infatti, il 41% degli interpellati e' favorevole a diminuire (30%) o chiudere (11%) le centrali attive nel Paese. La maggioranza (51%) vuole mantenere in futuro un numero di impianti simile a quello odierno, mentre solo il 5% vede spazi per un incremento. La Tepco ha accantonato i propositi di aggiungere i reattori n.7 e n.8 a Fukushima, in programma nel 2016 e 2017. ''C'e' un'oggettiva difficolta'', ha ammesso Masataka Shimizu, numero uno della piu' grande utility asiatica. Stop anche a due nuovi reattori a Higashidori, nella prefettura di Aomori, di cui uno gia' in costruzione. .