Giro d’Italia, trionfa Jai Hindley, australiano cresciuto nel Belpaese: succede a Carapaz, sul podio anche Landa

Giro d’Italia, ha trionfato Jai Hindley,, australiano cresciuto nel Belpaese. Succede a Carapaz. Sul podio anche Landa. Sobrero vincitore della cronometro di Verona

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 29 Maggio 2022 - 18:20 OLTRE 6 MESI FA
Giro d’Italia, ha trionfato Jai Hindley,, australiano cresciuto nel Belpaese. Succede a Carapaz. Sul podio anche Landa. Sobrero vincitore della cronometro di Verona

Giro d’Italia, ha trionfato Jai Hindley,, australiano cresciuto nel Belpaese. Succede a Carapaz. Sul podio anche Landa. Sobrero vincitore della cronometro di Verona

Giro d’Italia, lo ha vinto Jai Hinndley, 26 anni, australiano della Bora. Meritatamente. Ha strappato la maglia rosa al favorito Carapaz nella tappa regina (Marmolada) e l’ha difesa nella cronometro di Verona entrando in Arena accolto da un bagno di folla.

Questo “australiano d’Abruzzo”, cresciuto in Italia, è un corridore solido, sconosciuto in patria, non in Europa. Ha alle spalle quattro anni di professionismo con partecipazioni importanti.  Ad esempio due Giri d’Italia, il primo da gregario, il secondo da star,in maglia rosa a Milano. Primato sfumato nella cronometro conclusiva, uccellato dal londinese Tao Geoghegan Hart. 

Questa volta è andata diversamente.  Verona non l’ha tradito. Anzi. Ha scelto il suo gioiello per l’incoronazione : l’Arena. Un magico teatro per celebrare il vincitore e stregarlo con la “Marcia trionfale “ dall’Aida di Verdi. È stato così per Battaglin, (1981), per Moser (1984), Basso (2010), Carapaz (2019).

Il figlio dell’Ecuador , un Paese che ha trionfato per la prima volta in un grande Giro, non ha mai dimenticato le ovazioni scaligere (parole sue), per questo è tornato. Ma è crollato alla penultima tappa. Per la cronaca:  Hindley ha guadagnato 292.794 euro. Matteo Sobrero ha vinto la tappa ad una media stellare (46,6 km/h). Il piemontese di Alba si è confermato uno specialista delle cronometro

BILANCIO DEL GIRO IN CHIARO-SCURO

Luci ed ombre si sono sovrapposte nelle 21 tappe, talune interessanti, troppe con un copione “copia incolla“ noioso. Fuga da lontano che arriva al traguardo, uomini di classifica a marcarsi stretto. Tappe fotocopia, brividi solo negli ultimi 10-15 km quando i “treni” si mettevano a battagliare per braccare i fuggitivi e per preparare la sparata dei velocisti accompagnati fino ai 300 metri. Tutto qui.

Sono mancate le stelle (preferiscono il più redditizio Tour) e sono mancati gli italiani: solo 45 al via (su 176). E sono mancati, in larga misura, i giovani. Nella top 10 della classifica generale ci sono solo gli eterni Nibali e Pozzovivo.

Cinque gli azzurri vincitori di una tappa: Dainese nella volata di Reggio Emilia, il milanese Oldani (cresciuto all’estero) a Genova, Ciccone in solitaria a Cogne, Covi sulla Marmolada e Sobrero nella crono scaligera.

Le luci? Le sorprese Girmay, il  primo africano nero a vincere una tappa rosa (a Jesi). E l’olandese Bouwman, gran scalatore, primo a Potenza e primo nella tappa friulana con l’arrivo inedito al Santuario di Castelmonte. Bene l’organizzazione, la copertura televisiva, il pubblico sulle strade (8-10 milioni).

ARRIVEDERCI AL TOUR DE FRANCE (1-24 luglio)

Da Copenhagen a Parigi. In 21 tappe e 3.228 km. Breve sconfinamento in  Belgio e Svizzera (Losanna). È l’edizione n.109. Favorito Pogacar, vincitore delle ultime due edizioni. Le altre stelle? Roglic, Evenepoel, Alaphilippe, Bardet, Martin della Cofidis , Lopez dell’Astana, Landa e Caruso della Bahrain col capitano Haig, Van der Poel, l’eterno Froome, la corazzata Ineos con capitan Martinez e Sivakov, la Groupama con Gaudu e Pinot. Cinque gli arrivi in salita. Gran finale sui Campi Elisi, naturalmente.