Giustizia: Alfano difende i Pm, Fini lo elogia. Gelo di Schifani e Dell’Utri: “Silvio vero bersaglio”

Pubblicato il 11 Settembre 2009 - 15:04 OLTRE 6 MESI FA

La magistratura torna al centro del dibattito politico. Punture, prese di distanza, allusioni: la difesa dei pm  è un affare di stato che tra caute aperture e velate minacce alimenta più di qualche malumore all’interno del Popolo della Libertà.

Angiolino Alfano, in qualità di Guardasigilli veste i panni della colomba, difendendo l’operato dei giudici a soli tre giorni dal nuovo affondo del Presidente del Consiglio sui Pm, che aveva aperto le ostilità.

Per il ministro della giustizia, infatti, «se vi saranno elementi per riaprire i processi sulle stragi, i magistrati lo faranno con zelo e coscienza e siamo convinti che nessuno abbia intenzione di inseguire disegni politici, ma solo un disegno di verità».

Immediato il plauso del presidente della Camera Gianfranco Fini: «Sono parole che condivido al cento per cento. Alfano spazza via le strumentali interpretazioni e le false dietrologie circa quanto ho affermato sulla necessità di giungere alla completa verità sulle stragi mafiose degli anni ’90».

Molto più tiepido l’apprezzamento del presidente del Senato Renato Schifani che sente il dovere di distinguere tra giudici e giudici: la magistratura, osserva Schifani, «mi piace di più quando si occupa, a volte addirittura pagandone il prezzo in prima persona, del contrasto diretto e senza quartiere alla mafia per distruggerne l’organizzazione territoriale, sradicandone le radici velenose e profonde. Mi piace meno quando alcuni singoli magistrati, seguendo percorsi contorti e nebulosi ed avvalendosi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia che parlano per sentito dire, tendono a riproporre teoremi politici attraverso l’evocazione di fantasmi di un passato lontano che avrebbe visto congiure contro il regolare assetto delle istituzioni».

Se Schifani è freddo, il senatore Marcello Dell’Utri è gelido: i giudici «vogliono colpire me per colpire Silvio Berlusconi, sono la pedina usata per arrivare al presi­dente del Consiglio».

Per il senatore del Pdl, quella di certi magistrati «è un’operazione evidente, un rigurgito giudiziario, l’estremo tentativo di abbattere il capo del governo. Stanno cercando fantasmi»