Aspirina, secondo una ricerca di Oxford più rischi che benefici. Le categorie a rischio

Emiliano Condò
Pubblicato il 5 Giugno 2009 - 16:49 OLTRE 6 MESI FA

L’aspirina è sotto attacco. E, fatto ancora più significativo, a mettere in discussione l’utilità del farmaco più diffuso al mondo sono i ricercatori dell’Università di Oxford che, ad inizio mese, hanno pubblicato sulla rivista The Lancet i risultati del loro ultimo studio. Che sconfessa, almeno in parte, quanto si è detto in passato  sulla necessità del farmaco per  i cardiopatici.

Sulle proprietà dell’aspirina, si è scritto di tutto: protegge dal cancro all’intestino e del seno, previene le forme di demenza e persino il rischio di aborti spontanei. Ma il farmaco  è soprattutto noto e utilizzata per le malattie cardiovascolari. E, solo negli Stati Uniti, sono milioni le persone di mezza età che la assumono quotidianamente.

Lo ricerca di Oxford, però, mostra l’altra faccia della medaglia. Gli effetti collaterali sono seri, numerosi, e riguardano soprattutto chi ha un buono stato di salute complessivo.

Ad esempio l’aspirina riduce il rischio di attacchi cardiaci perché rende il sangue più liquido diminuendo la possibilità di formazione di grumi. Di conseguenza, però, aumenta il rischio di emorragie, sia nella forma leggera di piccole perdite di sangue dal naso, che in quella più seria che riguarda intestino e cervello. Un gioco che, secondo la ricerca, non vale la candela, perché almeno per le persone di mezza età i rischi di attacco cardiaco sono molto più bassi di quelli causati dall’assunzione del farmaco.

Per i ricercatori, quindi, l’aspirina può andare bene a chi ha già avuto problemi cardiaci ma va assolutamente sconsigliata agli altri. Conclusione corroborata da una recente ricerca australiana: su un campione di 20.000 anziani la medicina avrebbe scongiurato 700 infarti e 55 ictus, causando però circa 1000 emorragie intestinali e 130 al cervello.

A tutto questo vanno poi sommati i casi più complessi, quelli dei pazienti con altri disturbi collegati come la pressione alta. Tutte situazioni in cui la somministrazione del farmaco, secondo la ricerca, andrebbe valutata caso per caso.

Tra le categorie più esposte agli effetti collaterali ci sono i forti bevitori e  tutti i pazienti che assumono antinfiammatori e antidepressivi simili al Prozac. La terapia, sempre secondo la ricerca, va poi sconsigliata a chi ha avuto problemi di ulcera e persino di asma.

*Scuola superiore di Giornalismo