Il Giornale lancia la campagna: “Chi di squillo ferisce, di squillo perisce” e dopo D’Alema accusa Cesa, segretario Udc. Silvio Berlusconi gli offre solidarietà. Cesa:”Da lui non la voglio, io non vado a festini e non frequento minorenni”

Pubblicato il 26 Giugno 2009 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

Dicono che alle feste in  casa Berlusconi entrano, e talvolta restano, ragazze immagine, escort, insomma professioniste del sesso venduto e comprato. E allora, alla direzione e redazione del Giornale hanno avuto un’idea: e se diciamo che anche gli altri politici non sono insensibili al sesso,  se cerchiamo qualche episodio dove prostituzione si può far combaciare con il nome di qualche altro politico? Deve essere sembrata una grande idea, titolo di codice: “Chi di squillo ferisce, di squillo perisce”. Detto, fatto, stampato. Primo giorno titolo vero in pagina: “Tutte le escort del clan D’Alema”. Rumore, sensazione, curiosità. Nel testo dell’articolo non c’è molto, c’è meno di quanto non sia nel titolo. Non ci sono circostanze, luoghi, date. C’è la memoria di un’inchiesta mai arrivata alla fine su una “maitresse”, una organizzatrice del mercato del sesso che forse conosceva uomini vicini a D’Alema. Il secondo giorno, con lo stesso materiale, Il Giornale raddoppia e mette nel titolo il nome di Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc.

D’Alema aveva reagito con rabbia fredda, una fredda comunicazione di prossima querela contro il quotidiano. Cesa invece esplode di rabbia, annuncia querela anche lui. Silvio Berlusconi a questo punto pensa sia il caso di interpretare la parte del poliziotto buono mentre Il Giornale incarna quella dello sbirro cattivo (Il Giornale oltre che politicamente vicino al Pdl è anche di proprietà di Paolo Berlusconi). Il premier prende la parola e fa sapere: “Non ho mai condiviso i modi di chi ricorre ai pettegolezzi…esprimo tutta la mia solidarietà a Lorenzo Cesa”. Non solo, Silvio Berlusconi demolisce l’attendibilità de Il Giornale: “Se si leggono gli articoli si vede che non c’è nulla di nulla, ma basta un titolo che fa un nome per criminalizzare una persona…”. Chiaro il messaggio di Berlusconi a Cesa e anche a D’Alema: vedete, siamo tutti vittime…

Ma Cesa non raccoglie, non fa sponda, non ci sta alla versione del tutti calunniati, tutti innocenti. Replica duro: “Non ho mai partecipato a festini, non ha mai frequentato minorenni o persone che fanno uso di droga. Non accetto solidarietà da nessuno, in particolare dal presidente del Consiglio”. Dice dunque Cesa che lui non ha bisogno di solidarietà che altri cercano, questi altri altri non sono che Silvio Berlusconi identificato nell’identikit “festini e minorenni”. E per chi proprio non volesse capire, Cesa aggiunge quel “in particolare dal presidente del Consiglio”. Insomma niente stretta di mani con lui e tutti sanno il perchè.

A questo punto si infuria anche Berlusconi. “La sua risposta è offensiva e disdice la sua immagine e la considerazione che avevo di lui. Spero che ritorni in sè”. In redazione a Il Giornale un po’ si congratulano con se stessi per il clamore suscitato, un po’ però si domandano anche se la voglia di dare una mano a Silvio Berlusconi con questi “titoli” non possa risultare un dargli una mano per la discesa. Prima non era successo, dopo l’iniziativa de Il Giornale è successo che un segretario di partito, l’Udc, ha dato a Berlusconi la pubblica patente di mandante dell’attacco, di mandante che lancia il sasso e nasconde la mano, mano che Cesa non stringe perchè lui non frequenta chi frequenta festini e minorenni. come primo bilancio della campagna de Il Giornale non è proprio un successo. Aspettando la terza puntata: toccherà a Veltroni o Rosy Bindi?